A Milano rivive la Vienna della «gaia apocalisse»

Rubrica: Cultura e società

Si intitola “Schiele e il suo tempo” la mostra che rimarrà aperta al Palazzo Reale di Milano fino al prossimo 6 giugno, ma forse sarebbe stato meglio chiamarla “La finis Austriae e Schiele”: a fare da protagonista infatti è la Vienna a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo. Quella Vienna che Karl Kraus definì «una stazione metereologica per la fine del mondo» e che spinse Hermann Broch a parlare di «gaia apocalisse»: capitale europea della cultura, certamente, ma attraversata da quel vuoto di valori, da quella decadenza, che generalmente annuncia la fine di un’epoca; capitale imperiale, sì, ma frivola, dedita ai valzer e indifferente verso l’imminente tracollo. E pensare che un tempo la chiamavano Felix Austria – anche se, a onore del vero, dalle nostre parti felix lo fu molto poco…

La mostra allestita presso il Palazzo Reale – promossa dal Comune di Milano, Assessorato alla Cultura, coprodotta e organizzata da Palazzo Reale e Skira Editore – è una finestra su quel mondo perduto, nulla è lasciato al caso, viene persino ricordata la figura di Alma Mahler, attorno alla quale gravitavano tutti gli intellettuali dell’epoca. Moglie del celebre compositore boemo – è possibile ascoltare qualche estratto della Settima Sinfonia nel corso della mostra – e amante di uno dei massimi artisti dell’epoca, Kokoschka, di cui sono esposti alcuni capolavori, Alma Mahler sposò in seconde nozze Walter Gropius, ispiratore del Bauhaus, e infine Franz Werfel, l’autore di “Morte di un piccolo borghese”, romanzo che ricorda proprio il disfacimento dell’Austria imperiale; Alma Mahler, che strinse anche una forte amicizia con i compositori vicini al primo marito, Arnold Schönberg e Alban Berg. E se è stata la “seconda scuola viennese”, in musica, a rompere il linguaggio della tradizione, introducendo la dodecafonia, sono stati invece gli artisti della “Secessione” ad allontanarsi dalle regole accademiche nelle arti figurative.

Le eleganti linee curve di Klimt, i tratti marcati dell’espressionismo: Vienna ha offerto agli artisti del primo Novecento l’occasione per ripensare forme e colori; abbandonata la concezione naturalistica dell’arte, si è scoperto il ruolo della psiche. E’ l’animo umano quello che intendono riportare su tela pittori come Schiele e Kokoschka: figure sospese in pose ardite, scomode, equilibri precari che trasmettono l’insensatezza e la precarietà della vita, il fascino, la sensualità della decadenza.
Grazie al meticoloso lavoro dei curatori Rudolf Leopold e Franz Smola – del Leopold Museum di Vienna – “Schiele e il suo tempo” mette a nudo una Vienna ormai perduta e l’attenzione per i dettagli è tale che si ha davvero l’impressione di rivivere il fermento culturale un’epoca confinata nei libri di storia.

m. p.
(aprile 2010)

Schiele e il suo tempo
fino al 6 giugno 2010
Milano, Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Milano
Orari mar – dom 9.30/19.30
lun – 14.30/19.30 – gio e sab – 9.30/22.30
Sito ufficiale:  mostraschiele.it