Quirino Paris: il nuovo Goebbels?

Rubrica: Mondo accademico

Ricordate quel docente italiano che da oltre trent’anni insegna economia agraria presso l’University of California? Quello che scrisse di cupole e mafia accademica e che, per questa ragione, venne accusato di diffamazione. Mi sfugge il nome, meglio chiedere a Google: “docente Università di California assolto”. Ecco… Quirino Paris! Ebbene, lo attende per la fine di aprile la prima udienza di un nuovo processo: Augusto Marinelli, ex rettore dell’Università di Firenze, l’ha infatti citato per danni e ora chiede 750.000 euro! Stando all’atto di citazione – allegato all’articolo – il docente dell’Università di California avrebbe scatenato una campagna denigratoria, supportato in questo dalla stampa nazionale. Paris viene descritto come l’ispiratore degli articoli pubblicati dalla nostra e da altre testate, «appare aver lui stesso direttamente interessato i mezzi d’informazione ed addirittura aver lui stesso redatto e diffuso varie pubblicazioni». Una domanda sorge spontanea: e anche se fosse? Ogni cittadino ha la possibilità di rivolgersi agli organi di informazione e la libertà di manifestare il proprio pensiero «con la parola, lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione» rientra tra i diritti della nostra Costituzione.

Allegati all’atto di citazione una dozzina di articoli di Franca Selvatici (La Repubblica), un articolo dell’Espresso, estratti di libri di recente pubblicazione (“Parentopoli”, “Processo all’Università” e “Un Paese di Baroni”) e otto articoli del nostro Ateneo Palermitano. Gli avvocati di Marinelli però si soffermano solo su uno di questi, quello scritto dallo stesso Paris nel gennaio del 2008. La parte incriminata: «Se fosse l’amministratore delegato di una società privata […] sarebbe stato licenziato da tempo. Invece, dopo sette anni di amministrazione disastrata e fallimentare, rimane ancora a galla […] Parliamo, naturalmente, di Augusto Marinelli, economista agrario e rettore dell’Università di Firenze che – per fare quello che ha fatto e fa – percepisce ogni anno lo stipendio di professore e un’indennità di carica di circa 400mila euro». L’atto di citazione è chiaro in proposito: Marinelli ha semmai contribuito al risanamento dell’Ateneo e comunque, in qualità di Rettore, percepiva un’indennità di 26.958,48 euro. In questa ricostruzione però è stato omesso un dettaglio importante: l’intero articolo è corredato da collegamenti ipertestuali ad articoli che dipingono una situazione ben diversa e da cui Paris ha evidentemente tratto le sue conclusioni, citando pure le fonti. Questo discorso vale anche per il riferimento alla tanto discussa indennità. Dunque viene meno la teoria su cui si basa la citazione di Marinelli:  se noi giornalisti non siamo altro che una «cassa di risonanza della condotta diffamatoria» di Paris, allora «cassa di risonanza» è anche lo stesso Paris, che rifacendosi a quanto scritto da altri, non può più essere considerato l’ispiratore di una presunta campagna diffamatoria.

Marinelli si lamenta dei toni – maliziosi, allusivi – mostrando una particolare attenzione per la forma, ma non commette lo stesso errore quando, senza dare il giusto peso alle parole, ci definisce «veicolo di propaganda»? Per qualche oscura ragione non è possibile criticare l’operato di un rettore ma si può mettere in discussione la serietà di una testata d’informazione che da dieci anni denuncia gli scandali del mondo accademico? Suvvia, Paris nei panni di Goebbels proprio non riesco a immaginarlo – pacato e alla mano com’è, ricorda semmai un lord inglese d’altri tempi – e la propaganda presuppone una finalità ultima che, in tutta onestà, fatico a trovare: perché dovremmo prestarci a questo gioco? E quale interesse potrebbe mai avere Paris nel diffondere le sue idee? Voleva forse rubare a Marinelli la poltrona di rettore, lui, che vive e insegna dall’altra parte del mondo?
La verità, caro Marinelli, è che non c’è nessun complotto internazionale contro di lei: se avesse voluto replicare alle accuse di Paris con un’intervista, se avesse voluto raccontare la sua versioni dei fatti, nessuno le avrebbe negato questa possibilità.
E non credo che la propaganda – quella vera – conceda il diritto di replica.

Manfredi Pomar
(aprile 2010)

- ALLEGATI –
L’atto di citazione, con introduzione di Quirino Paris (password: marinelli)