Uomo avvisato, mezzo salvato

Rubrica: Editoriale

Qual è la condizione occupazionale dei laureati italiani? Come ogni anno se l’è chiesto Alma Laurea che lo scorso 17 marzo ha presentato i risultati del rapporto alla Conferenza dei rettori (Crui). Cresce la disoccupazione tra i laureati magistrali e la crisi non sembra risparmiare neanche gli studenti laureati nelle facoltà più richieste nel mondo del lavoro. Cala inoltre la retribuzione, che già non brillava nella precedente indagine. Sarò schietto: sono portato a credere che in futuro la situazione tenderà a peggiorare.

C’è chi crede che le sorti del Belpaese saranno decise, come sempre, a Roma, e questo è vero, almeno in parte. Ma è da cercare altrove il luogo dove si prenderanno le decisioni che, più di tutte, influenzeranno l’andamento della nostra economia nei prossimi anni. No, non è una località di quel nord est che pur rappresenta il cuore della produzione industriale italiana. Non si tratta neanche di Milano, dove si attende con trepidazione l’Expo, né di Torino, patria della Fiat. E ovviamente non mi riferisco ad Arcore, come invece vorrebbero gli antiberlusconiani di professione. Bisogna guardare all’estero per trovare a risposta, ma la località non si trova né oltreoceano né in ambito comunitario. Il posto dove si deciderà molto si trova in Svizzera, a Basilea per essere più precisi, dove ha sede la Banca dei Regolamenti Internazionali (Bank for International Settlements). Mi spiace deludere i complottisti e i sostenitori dell’invasione rettiliana, ma l’argomento di questo editoriale muove in un’altra direzione.

Quest’anno infatti verranno ridefiniti i cosiddetti accordi di Basilea, che regolano le questioni relative al credito delle banche. Già modificati qualche anno fa – prendendo il nome di Basilea II – si è deciso di adottare misure ancora più restrittive per evitare che crisi come quella dei subprime possano ripetersi in futuro. Nulla da eccepire, l’intento è onorevole. Tuttavia l’operazione, in questi termini, rischia di mettere in difficoltà le banche italiane, che già ora pagano un livello d’imposizione più alto rispetto alle concorrenti europee. Con l’introduzione di queste nuove norme gli istituti italiani vedranno diminuire i profitti e ne usciranno penalizzate, pur essendo il nostro sistema creditizio il meno propenso alla speculazione, come dimostrato proprio dalla recente crisi economica. Non è mio interesse prendere le difese delle banche italiane ma è evidente che a pagare le conseguenze saranno innanzi tutto le nostre piccole e medie imprese, che nei prossimi anni si vedranno negare sempre più spesso l’accesso al credito. Il problema esiste, è reale, ma se ne parla poco e ancora meno si fa per porvi rimedio.

Ragion per cui, quando, a partire dal 2011, molte imprese italiane cominceranno a chiudere i battenti e sempre meno aziende avvieranno l’attività, ci sarà poco da stupirsi se il rapporto di Alma Laurea dipingerà scenari ancora più cupi.

Manfredi Pomar

(aprile 2010)