Resurrezione

Rubrica: Cultura e società

Generalmente in questo angolo culturale scrivo di mostre, mai di concerti, pur essendo un appassionato di musica sinfonica e operistica. La scelta non è casuale: una mostra è sempre uguale per tutta la sua durata e gli allestimenti ben si prestano alla periodicità mensile della testata; i concerti invece hanno poche repliche e generalmente avvengono in un breve lasso di tempo. All’uscita del numero spesso si sono già esaurite le esecuzioni in programma e a me non piace consigliare qualcosa che è già giunto al termine. Senza dimenticare poi che qualsiasi rappresentazione dal vivo gode di quella unicità che lo rende difficilmente recensibile in maniera oggettiva: fosse anche una replica di qualcosa già mostrato qualche giorno prima, un evento dal vivo non è mai uguale al precedente.

Stavolta però farò un’eccezione. Questo è un numero commemorativo e un anno dopo la scomparsa di Francesca mi riesce difficile non collegare questo triste evento all’ultimo concerto che ho avuto modo di apprezzare: lo scorso 24 ottobre, infatti, presso l’Auditorium di Milano ho avuto modo di ascoltare non solo l’ottimo Martin Helmchen – virtuoso tedesco alle prese con il Concerto per pianoforte n. 25 di Mozart – ma anche “Resurrezione”, la Seconda Sinfonia di Mahler, a pieno titolo – da anni ormai – tra le mie sinfonie preferite. Diretta sapientemente da Claus Peter Flor, sempre pronto a mantenere alta la concentrazione degli esecutori per tutta la durata dell’esecuzione (circa 85 minuti),  la Seconda di Mahler è forse la composizione che coniuga al meglio – soprattutto per quanto riguarda la resa drammaturgica – tensioni tardo-romantiche ed elementi che richiamano palesemente quella delicatezza – a volte leggera, a volte malinconica – tipica della Vienna di inizio Novecento.

La sinfonia, sin dal funereo primo movimento, è interamente incentrata sul senso della vita, nell’estrema speranza che, alla morte, segua una gloriosa rinascita, la tanto attesa Resurrezione del titolo, che ricorre per l’intera composizione anche attraverso i versi di Friedrich Gottlieb Klopstock (dal poema Die Auferstehung, la Resurrezione appunto) e quelli aggiunti, per il finale, dallo stesso Mahler. Per dare una misura alla profonda spiritualità della sinfonia posso soltanto chiudere con una mia pedestre traduzione di alcuni di quei versi.

Abbi fede, cuore mio, abbi fede:
per te nulla è perduto!
Tuo – sì, proprio tuo – è tutto ciò che hai desiderato,
Tuo, ciò che hai amato,
Ciò per cui hai combattuto!
Abbi fede, non sei nato invano!
Non hai vissuto e sofferto invano!
Ciò che è stato creato, deve passare.
Ciò che è passato, deve risorgere.
Smetti di tremare, preparati a vivere!

m.p.
(settembre – ottobre 2010)