Non al denaro, non alla gloria o alle sovvenzioni

Rubrica: Editoriale

Per qualsiasi testata i lettori sono sacri. Anche quando la testata è gratuita, vengono trattati come i clienti di un negozio d’abbigliamento e i clienti, si sa, hanno sempre ragione. Mai criticarli, mai inimicarseli. Un po’ perché mi piace andare controcorrente, un po’ perché credo che Ateneo Palermitano non sia una testata come tutte le altre, scriverò l’esatto contrario di quanto prescrive il buonsenso, qui e ora, ve lo dico in faccia: i lettori di questa testata mi hanno profondamente deluso. Non prendetela sul personale, ma è così.

Ateneo palermitano è una testata che vive di sforzi individuali, da sempre. Parafrasando De Andrè, potrei dire che giornale è sempre andato avanti grazie al lavoro di chi non offrì mai un pensiero al denaro, alla gloria o alle sovvenzioni pubbliche. Per esempio, quando ho assunto il ruolo di direttore responsabile, l’ho fatto esclusivamente per onorare la memoria di chi ha tenuto vivo il giornale  per quasi dieci anni, per non vanificare il lavoro di chi mi aveva preceduto. Alcuni lettori si limitarono ai complimenti e agli auguri, altri – e non sono pochi – si spinsero più in là: assicurando supporto, dichiarandosi pronti a contribuire alla causa.

Ma Francesca non c’è più già da un anno e, a essere onesto, io, di preziosi contributi, non è che ne abbia visti molti… Potrei dire che mi avete abbandonato, ma non sono solito abusare del senso di colpa altrui. Dirò piuttosto di aver sopravvalutato molti lettori di Ateneo Palermitano, ma del resto si sa, l’Italia è piena di quelli che chiedono a gran voce un cambiamento e quando poi viene chiesto loro di rimboccarsi le maniche e contribuire alla causa… Oh, con quale mirabile prontezza si dileguano! Evidentemente è lecito sacrificare il tempo degli altri, non il proprio. Aveva ragione Schiller: «Ah, popolo mobile che cede al minimo vento! Sventura a chi s’appoggia su questa canna».

Se credete che questo sia un editoriale d’addio, sbagliate. Diversamente da molti di voi, tengo fede alla parola data e prendo molto seriamente gli impegni assunti.

Manfredi Pomar
(settembre – ottobre 2010)