Il giornale

«Ateneo Palermitano è un giornale telematico di informazione universitaria, una finestra aperta su tutte le realtà accademiche italiane. Non è, invece, l’organo di informazione ufficiale dell’Università di Palermo». Così scriveva nel 2001 Francesca Patanè, che fondò il giornale quello stesso anno. Le ragioni di una simile precisazione?

“Ateneo Palermitano” è stato in passato anche il nome del giornale dell’Università ma la testata, secondo i termini previsti dalla legge sulla stampa, decadde prima nel 1968 e poi nel 1980. Dopo una pausa lunga quattordici anni, nel 1994 l’Ateneo chiese proprio a Francesca Patanè di riportare in vita il giornale dell’Università, ma nel 1998 la testata decadde  ancora una volta, nonostante l’impegno del suo direttore responsabile.

Francesca Patanè decise allora di registrare nuovamente la testata nel 2001 ma questa volta per farne un giornale indipendente, svincolato dall’Università: essendo decadute tutte le precedenti testate, aveva le carte in regola per farlo. E l’ha fatto. Ma, come è facile intuire, qualcuno non gradì una simile intraprendenza.

I rapporti con l’Ateneo si incrinarono ulteriormente nel 2006, quando si prospettò l’ipotesi di licenziamento per la giornalista, che negli anni aveva continuato a lavorare per l’Università di Palermo come bibliotecaria. La sua colpa? Aver riportato – sul suo Ateneo Palermitano – la notizia di un’indagine a carico di due docenti dell’Università di Palermo.

Francesca Patanè si è spenta la mattina del 16 settembre 2009: dopo aver vinto numerose battaglie, ha dovuto arrendersi all’impietoso attacco di un male incurabile. Ma con lei non morirà questa testata: assumendo il ruolo di direttore responsabile mi impegno personalmente a portarla avanti, Ateneo Palermitano non decadrà ancora una volta.
L’informazione muore solo quando si cerca di imbrigliarla.

Manfredi Pomar


- APPROFONDIMENTI -

Il primo editoriale di Ateneo Palermitano
Storia dettagliata di Ateneo Palermitano
L’articolo di Antonello Caporale (Repubblica) sui fatti del 2006
In memoria di Francesca Patanè