diretto da Francesca Patanč

febbraio 2006 numero 50

Se lo sapesse lui

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di Francesca Patanč

Il Laboratorio di Giornalismo dell'Universitą di Palermo č stato intitolato a Mario Francese.
Per i pochi che non sanno, Mario Francese era una firma della cronaca giudiziaria del "Giornale di Sicilia" degli anni Settanta, che "si č giocato la pelle per cercare la veritą", come ha detto Vittorio Roidi, segretario dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti.

Ventisette anni fa Francese fu ucciso dalla mafia.
Per "la capacitą di andare dentro i fatti", come ha sottolineato il presidente dell'Ordine dei Giornalisti siciliano Franco Nicastro.
Per aver voluto indagare - e rivelare - storie che per qualcuno era meglio tacere.
Per aver fondato il suo lavoro sul coraggio, la coerenza e la correttezza professionale.

Era il 26 gennaio del 1979.

Dopo ventisette anni, l'intitolazione: una magistrale celebrazione dell'assurdo. O la materializzazione dell'impudenza. O un indegno oltraggio alla memoria. O una strana legge del contrappasso.
Scegliete voi.

Sull'Universitą di Palermo dal dicembre del 2002 pesa un esposto-denuncia (inoltrato alla Prefettura, al Tribunale e al Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti) per utilizzazione di testata giornalistica registrata da terzi (che dunque ne sono i legittimi proprietari) attraverso la pubblicazione di un mensile di informazione in formato cartaceo.
Responsabili diretti la Facoltą di Scienze della Formazione e il suo Laboratorio di Giornalismo - ora Laboratorio "Mario Francese" - e l'Ufficio Stampa dell'Ateneo.

L'art. 16 della legge sulla stampa (la n. 47 dell'8 febbraio 1948) configura i giornali pubblicati senza regolare registrazione al Tribunale come "stampa clandestina" e punisce anche penalmente i responsabili.

Tutti i principali attori della cerimonia di intitolazione del Laboratorio, molti dei quali anche attori - protagonisti, comprimari o semplici comparse - del fatto, sono a conoscenza di quanto sostengo.
Ma nessuno di loro ha interesse a ricordarlo: riesumare dalla "sabbia" della politica "dei cassetti" (accademici, giornalistici e giudiziari) una veritą cosģ scomoda, equivarrebbe, per esempio - al di lą delle implicazioni penali per i diretti responsabili - all'invalidazione degli esami per giornalisti professionisti, gią bell'e superati, dei tanti ex studenti del Laboratorio che hanno avuto accesso al "praticantato" - o lo hanno potuto accelerare - grazie al tirocinio riconosciuto dall'Odg fatto presso il Laboratorio e grazie anche agli articoli scritti per quella testata.

Una scelta infelice, allora, la recente intitolazione del Laboratorio al nome, e nel nome - pulito - di un uomo che coi giochi delle tre carte mai ha avuto a che fare.
Personalmente sono stanca di vedere da ogni parte strumentalizzare continuamente i morti, specie "certi" morti. (Rita Borsellino docet).
Perciņ ho voluto raccontare pubblicamente, pur sorvolando sui dettagli, quello che c'č dietro quest'ultima operazione politico-propagandistico-culturale dell'Ateneo. (Niente scoop, da parte mia: quanto affermo č agli atti della Procura della Repubblica di Palermo).

E anche per dare un senso - reale - al titolo della mostra permanente dedicata dal Laboratorio al giornalista palermitano cosģ malcelebrato e inaugurata all'ottavo piano dell'edificio 15 di viale delle Scienze in occasione della cerimonia di intitolazione: "Mario Francese, una vita in cronaca. Per rompere il silenzio".


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