diretto da Francesca Patanè

maggio 2006 numero 53

San Torquemada

Argomenti correlati:

di Francesca Patanè

I Torquemada distribuiti nei tanti centri di potere del nostro democratico Paese d'ora in poi non dovranno disperarsi più: c'è un santo anche per loro.
L'ingiustizia, che si trascina da anni, ha avuto finalmente una svolta.
La battaglia a favore dei Torquemada è stata combattuta e vinta dallo Sdi, il Sindacato per i Diritti degli Inquisitori, che è riuscito a ottenere come giornata di festa il 3 aprile, azzerando le proteste dei vertici amministrativi celesti (ma anche rossi) che in materia di santi e di beati ritengono di avere il monopolio.

Tomas de Torquemada, che fino a poco tempo fa era ritenuto uno degli esempi più significativi dell'arroganza vessatoria del Potere, è stato recentemente rivalutato dai noti accadimenti di questi ultimi mesi, che hanno fatto meritare all'ex Inquisitore Maximum gli onori degli altari.
"Al peggio non c'è fine - ha commentato lo stupito neosanto appresa la notizia di beatificazione - è triste però dover cedere il primato".

A strappargli il primo posto nella classifica dei bad più (s)venduti (difficile piazzarli a prezzo intero) una delle coppie più riuscite della storia inquisitoria di tutti i tempi: il Gatto e la Volpe che, pacs o non pacs, hanno deciso di formalizzare la loro unione perché a perseguitare, come si sa, è più comodo essere in due.

Persecutori o perseguitati, inquisiti o inquisitori, comunque, ai nuovi big della hit parade torquemadera toccherà lavorare a pieno ritmo per poter smaltire secoli di arretrato.
D-epurare: questo il progetto. Perché gli illeciti si devono punire sempre, specie quando non ci sono.

L'ambizione dell'idea che li vede così fideisticamente uniti dovrà tuttavia scontrarsi con altre e nuove realtà.
Sembra infatti che i comportamenti intimidatori dei novelli Torquemada siano stati stigmatizzati da ogni parte del mondo - voci di dissenso sono già arrivate dalla Germania, dall'Olanda, dall'Austria, dagli Stati Uniti e dal Giappone - e ciò consentirà ai ciechi di vedere e ai muti di parlare.
Proprio come ai tempi di Cristo, ma senza la Croce: quella venne spostata dalla sua sede naturale (che non nominiamo non possedendo il copyright, ma che potrete trovare al primo posto dell'elenco delle parole che non si possono dire, pubblicato in altra parte del giornale) ai tempi del più famoso Torquemada, e al momento in cui scriviamo non ha ancora fatto ritorno a casa (il suo rientro è oggetto di nuova e accanita battaglia da parte dello Sdi).

Croce o non croce, comunque, pare che il periodo pasquale in cui la beatificazione è arrivata abbia fatto circolare nei corridoi torquemaderi una notizia che, vista l'attendibilità delle nostre fonti, siamo in grado di smentire: la resurrezione galileiana, attesa e sperata dalla coppia, non ci sarà.
Niente resurrezione, niente abiura.
La formula di rito, pertanto, che Gatto e Volpe avevano tentato di imporre agli ultimi eretici - "Giuro che per l'avvenire non dirò mai più né asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali ..." - non verrà mai pronunciata.

Ma che c'è all'origine della coraggiosa decisione, che inaugura la nuova èra della democrazia reale?
Ce l'ha rivelato "tra le righe" - parlare e scrivere tra le righe oggi è di moda - proprio un condannato in attesa di esecuzione: "Il sole continuerà a splendere immobile e la terra a girargli intorno. E sarà così fino alla fine dei tempi".

Ma che avrà voluto dire?


Torna al sommario........



Hai un argomento da proporre? Entra nel forum di Ateneo palermitano e avvia il dibattito con gli altri navigatori............ entra



Oppure scrivi una e-mail al Direttore
............................ scrivi

 
© Ateneo palermitano - tutti i diritti riservati