settembre 2006 numero 57

attualità
Caso-Paris: Dal Pm de Falco proposta di archiviazione
della denuncia a Labruna e Zocchi
Solo "irregolarità procedimentali" per il magistrato le accuse contenute
nella denuncia. Ma verosimilmente

di  Francesca Patanè

nella foto: Il professore Quirino Paris

"... E' verosimile, perciò, che egli abbia agito nella convinzione di non essere soggetto all'obbligo di denunciare i fatti all'Autorità Giudiziaria".
Con la kafkiana conclusione che fedelmente riportiamo, il sostituto procuratore Giuseppe de Falco il 28 luglio scorso, con una tempestività davvero sorprendente per la giustizia-lumaca italiana a cui di norma siamo abituati, ha avanzato al Gip di Roma richiesta di archiviazione della denuncia che il professore Quirino Paris aveva inoltrato il 6 dello stesso mese a carico di Graziano Zocchi - docente all'Università di Milano e membro del Comitato d'area per le Scienze agrarie del Consiglio Universitario Nazionale (Cun) - e di Luigi Labruna, presidente dello stesso Cun.
Val la pena di ricordare l'antefatto (per maggiori dettagli rimandiamo allo "speciale" del numero di giugno).

Sospettando brogli e intrallazzi nell'area economico-agraria dell'Università italiana e partendo da un'eclatante vicenda di mancata conferma in un passaggio da professore straordinario a professore ordinario - il caso-Anania - l'economista agrario Quirino Paris, dalla California, dove vive e insegna (University of California, Davis), spedisce due e-mail dirompenti che sconquassano decennali equilibri: destinatario principale il professore Luigi Labruna, che in qualità di presidente del Cun svolge attività di vigilanza sulle Commissioni; destinatari secondari i tre docenti coordinatori d'area del Cun Enrico Porceddu, Paolo Inglese e appunto Graziano Zocchi.
Nelle e-mail Paris denuncia l'esistenza di "cupole e mafie accademiche" che gestiscono i destini di "predestinati" e non, attraverso la monopolizzazione delle Commissioni di conferma nel settore AGR/01, e fa nomi e cognomi: Mario Prestamburgo, dell'Università di Trieste; Antonino Bacarella, Salvatore Tudisca e Giuseppe Chironi, tutti e tre dell'Università di Palermo; Francesco Bellia, dell'Università di Catania; Giuseppe De Meo, dell'Università di Bari; Lorenzo Idda, dell'Università di Sassari; Augusto Marinelli, dell'Università di Firenze e Dario Casati, dell'Università di Milano.

Ma Labruna - che Paris accusa di non vigilare abbastanza e nel modo adeguato - non dà seguito formale alla denuncia (nei fatti pare che qualcosa si sia mossa, perché per la successiva Commissione di conferma il Cun incarica nomi nuovi e non i soliti "noti"); da parte sua Graziano Zocchi, a meno di ventiquattr'ore dalla ricezione, gira le e-mail - ed è l'unico provvedimento che prenderà - a uno degli accusati, Dario Casati, che a sua volta le gira a Mario Prestamburgo e così via in una sorta di "catena di Sant'Antonio", ma ben oleata, però, e al riparo da qualsiasi rischio-interruzione.
Da lì le accuse di diffamazione a Paris, che "Ateneo Palermitano" sta seguendo in diretta romana (la prima puntata sul numero di giugno) e che stanno per approdare al secondo round (lunedì 9 ottobre, Giudice di Pace, Roma).
Ma Paris non demorde e denuncia per quei comportamenti che ritiene illeciti sia Zocchi, sia Labruna: un unico testo per due.

Ora, a rendere più paradossale l'intera vicenda, che ruota intorno al lettino di una malatissima Università italiana, la proposta di archiviazione di quella denuncia da parte del Pm de Falco, prontamente rintuzzata dall'opposizione all'archiviazione da parte del combattivo Paris.

Una proposta, quella di de Falco, che liquida in poche righe le dettagliate argomentazioni delle quattro pagine di accusa e che prova a trasformare gli ormai noti siluri del docente italiano da anni in pianta stabile in California - che si chiamano omissioni, connivenze, colpevoli silenzi, mafie e cupole accademiche - in "irregolarità procedimentali" da buffetti sulle guance.
Suvvia, vogliamo finirla di fare i causidici? I due denunciati, magari non hanno ben chiaro come funziona la legge in Italia e ignorano che denunciare è un obbligo oltre che un diritto; magari non sanno la differenza che passa tra reato e onoreficenza pubblica, ma non esageriamo!
In fondo i doveri di riservatezza, a dire di de Falco, sono solo "eventualmente" violati ed è piuttosto "verosimile" che il povero Labruna (Zocchi deve essersi perso per strada dato che la proposta di archiviazione riguarda solo Labruna) abbia agito "nella convinzione di non essere soggetto all'obbligo di denunciare i fatti all'Autorità Giudiziaria".
E allora che facciamo, Signor Gip? Archiviamo?

Viva l'Italia.


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