novembre 2006 numero 59

attualità
Storia di un concorso (quasi) annunciato
Titoli non titoli, giudizi considerati, riconsiderati e (forse) ri-ri-considerati, Cun, Tar e relazione di minoranza. E in mezzo c'è lui, il candidato "senza"

di  f. p.

nella foto: La sede dell'Amministrazione Centrale dell'Università di Udine

Udine. Anno di grazia 2005. L'Università pubblica un bando per un posto di professore di seconda fascia nel settore Economia ed Estimo rurale (AGR/01). Un bando gettonatissimo, almeno a giudicare dal numero di ricercatori che decidono di candidarsi.
Tra essi un pretendente sui generis, tal Zecca Francesco, anni quarantotto: un "infiltrato" all'insegna del "senza". Senza dottorato, senza insegnamenti, senza nemmeno il titolo di ricercatore. Un "infiltrato", appunto.
Direte: che ci faceva il signor Zecca Francesco, senza dottorato, senza insegnamenti, senza nemmeno il titolo di ricercatore, tra i candidati ricercatori a un concorso per un posto di professore di seconda fascia?
Come che ci faceva? Il candidato ci faceva. Anzi, il vincitore, ovvero l'idoneo (fino a prova contraria).
Miracoli italiani. Perché il signor Zecca Francesco, già dipendente all'Università di Perugia come impiegato tecnico-scientifico di categoria C, non solo non risulta iscritto ad alcun dottorato di ricerca né in Italia né all'Estero, ma si presenta al concorso con soli due lavori scientifici validi, pubblicati in quel di Romania e Lituania. A meno che le copie fotostatiche di file wordprocessor allegate tra i titoli per attestare la propria produzione scientifica non siano effettivamente pubblicazioni, ovvero opere a stampa per i tipi di una casa editrice disposta a investire su di esse, come chiaramente e inconfutabilmente ricorda in proposito la normativa vigente.

Vi chiederete come sappiamo tutte queste cose. In tre parole: relazione di minoranza. Un'altra. Di quelle che tante uova nel paniere rompono a certe Commissioni commissionanti (che commissionano cioè i propri vincitori già al momento della pubblicazione del bando).

La relazione di minoranza, in questo caso, firmata dalla professoressa Margherita Chang Ting Fa e consultabile qui, sconfessa i giudizi positivi sul candidato Zecca Francesco degli altri membri della Commissione (il presidente Paolo Gajo, Carlo Pirazzoli, Simone Vieri e Pietro Columba dell'Università di Palermo); fa le pulci, appunto, alle "pubblicazioni scientifiche" presentate da Zecca al concorso, che da dieci si riducono a due, quelle stampate in Lituania e in Romania; e parla di strane manovre aggiuntive (chiamiamole così) da parte del presidente della Commissione a favore dei titoli dello Zecca, dal Gajo rinvigoriti con trattamento integrativo speciale (riservato solo a lui, cioè, tra tutti i candidati del concorso).

La relazione di minoranza scotta, al punto che il rettore si rifiuta di firmare gli atti e decide di inviare tutto il materiale del concorso al Cun.

Il Cun risponde, dà ragione alla Chang e censura in modo deciso l'operato del presidente Gajo.

Preso atto della posizione del Cun, il rettore restituisce la patata bollente alla Commissione e la invita a "riconsiderare" le pubblicazioni del candidato Zecca Francesco.
Che le "riconsidera", appunto, e con un gioco di prestigio che neanche Rudinì ribalta l'esito del concorso. (Per un confronto tra le due versioni di giudizio cliccate qui).
Vincitore Zecca Francesco? Ma neanche idoneo!
Sono due i nuovi idonei dopo la meditata "riconsiderazione": Fabrizio Ferretti e Alessandro Ragazzoni (quando si dice la certezza del giudizio).

Ma l'indomito Zecca, già dipendente all'Università di Perugia come impiegato tecnico-scientifico di categoria C, senza dottorato, senza insegnamenti, senza nemmeno il titolo di ricercatore, non ci sta.
E presenta ricorso al Tar del Friuli - Venezia Giulia. Che italicamente gli dà ragione. E riammette cinque delle dieci pubblicazioni.

Riuscirà il Nostro a ottenere quel posto di professore tanto agognato?
Chi crede che il candidato Zecca Francesco sia il marito della figlia di un noto barone dell'Università di Perugia potrebbe rispondere di sì.

Chi pensa che dal suo posto di funzionario del Mipaf (Ministero per le Politiche agricole e forestali) il signor Zecca Francesco sia stato molto generoso nel finanziare le ricerche di un altro noto (anzi, ben noto) barone dell'ambito di Agraria - che a mezzo concorso avrebbe a sua volta cercato di ricambiare il favore - potrebbe non avere alcun dubbio in proposito.

Noi, che se non abbiamo prove non crediamo, ci limitiamo a dire: alla prossima riunione di Commissione l'ardua sentenza.


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