ottobre 2007 numero 70

attualità
Numero programmato - accesso libero 1 a 0
Sempre più Università italiane scelgono lo sbarramento. Sei i corsi di laurea “chiusi” dalla Ue, il resto affidato al "libero arbitrio" degli Atenei

di  Francesca Patanè

nella foto: Studenti ai test di ammissione

Sei i corsi di laurea a numero programmato imposti dall’Unione Europea – Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura, Ingegneria civile, Scienze della Formazione primaria – tutto il resto viene stabilito da ciascuna Università, nell’ambito dell’autonomia conquistata – per la serie dio me l’ha data e guai a chi me la tocca – alla fine degli anni Novanta.

“Tutto il resto”, nel linguaggio dei numeri, significa 183 corsi di laurea a numero programmato nel 2000-2001, 998 nel 2005-2006, 922 nel 2006-2007 (76 corsi in meno).
Il balzo in avanti registrato in questi ultimi anni - i dati sono stati diffusi dal ministro del Mur Fabio Mussi nella risposta ad una interrogazione alla Camera - è stato giustificato dagli Atenei con l’insufficienza dei fondi e la necessità di contenere le spese. Motivazione logica e soprattutto coerente con la situazione semifallimentare in cui versano più o meno tutti gli Atenei italiani.

Sinceramente a noi il balzo in avanti così clamoroso puzza un po’, specie alla luce del fatto che quel “tutto il resto” è affidato alla gestione autonoma di ciascun Ateneo e alle ditte private che predispongono le domande di selezione, ma noi stiamo con quelli che chiamano l’autonomia degli Atenei, per il modo in cui è gestita, libero arbitrio, e perciò non siamo attendibili.

Però che il dato venga strumentalizzato dai fautori dell’omologazione culturale a ogni costo (con conseguente appiattimento verso il basso) a noi non sta bene. Perché qui ci pare che qualcuno, come si dice, o c’è o ci fa. Ci spieghiamo meglio.
La diatriba sul numero programmato (o “chiuso”, come dice chi fa terrorismo psicologico) è un problema di lana caprina.
Favorevole o contrario? Dimmi come la pensi e ti dirò chi sei. Voti contro? Sei di sinistra. Voti a favore? Sei di destra.
Niente di più idiota.

Alzi la mano chi ama lo sbarramento fine a se stesso. Nessuno. Allora bisogna distinguere tra il sogno e la realtà, tra quel poco e buono che si ha (si potrebbe avere…) col numero programmato in mancanza di meglio - aspettando che il meglio arrivi - e quel niente e brutto che si ha senza numero programmato.

Nel mondo perfetto di Platone tutti si schiererebbero con l’accesso libero: questo vorrebbe dire Atenei funzionanti, aule sufficienti, biblioteche all’avanguardia, servizi organizzati, fondi bastanti.
Ma non è così.
Dunque, partendo dall’assioma che non è così e fino a quando non sarà così, occorre scegliere una soluzione di ripiego, perché se da un lato c’è il diritto di tutti agli studi accademici, dall’altro c’è l’attuale situazione fallimentare dell’Accademia italiana (da risolvere al più presto, condividiamo) che non è in grado di assicurare al momento in nessuna città d’Italia l’Ateneo ideale.

Terapie mirate, allora, un po’ come col cancro, investimenti – come fa la medicina oggi – solo su quei pazienti sui quali si sa che, con una buona percentuale di probabilità, quel certo farmaco funzionerà.
Non è cinismo, è pragmatismo, è programmazione.
Per altri pazienti ci sono altri farmaci, diversi, non necessariamente di serie B. Così come per altri studenti potranno esserci altre soluzioni di studio e di lavoro.

Insomma, il numero programmato, o chiuso, chiamatelo come vi pare, non è bello, ma è necessario. Almeno fino a quando non cambierà la cultura e la mentalità e la capacità di agire e di organizzare di chi ci governa (al di là dei colori politici).

Altra cosa è se entriamo nel merito dei quiz selettivi, assolutamente inutili così come sono, e che potrebbero invece essere predisposti in modo più razionale e finalizzati a evidenziare le attitudini reali dei candidati, in linea con gli indirizzi didattici che hanno scelto e per i quali sostengono le prove d’accesso (inciuci permettendo, e alludiamo al recente scandalo intorno all'argomento test di ammissione, che però appartiene alla cronaca “nera” dell’Università e non può, non deve, fare testo).

E stavolta siamo noi a stigmatizzare: i discorsi populistici, gli articoli di giornale scritti per captare certe benevolenze, gli schieramenti strumentali, non ci interessano.

 


argomenti correlati:



Torna al sommario..........



Hai un argomento da proporre?  Entra nel forum di Ateneo palermitano e avvia il dibattito con gli altri navigatori
.............................. entra



Oppure scrivi una e-mail
al Direttore
............................. scrivi

© Ateneo palermitano - tutti i diritti riservati