gennaio 2008 numero 73

attualità
Ancora attacchi a chi attacca la malauniversità
Dopo Boldrini, il Gibarone di Bari
 

di  Francesca Patanè

Il Gibarone non è il girone dell’Inferno dell’Università di Bari, nell’occhio del ciclone della malauniversità nazionale.
Gibarone è la forma contratta di “Giovanni Girone, barone (ordinario) di Statistica della Facoltà di Economia dell’Università di Bari” e rettore dell’Ateneo fino allo scorso giugno, quando a sorpresa alla massima poltrona accademica venne eletto il preside di Lettere Corrado Petrocelli, entrato in carica il primo novembre, e non Franco Dammacco, prorettore uscente e candidato più vicino all’ex rettore.
Gibarone è salito agli onori della cronaca nazionale nel 2005, quando Attilio Bolzoni raccontando su Repubblica.it delle stanze n. 3, 13, 19, 26 e 58 della Facoltà di Economia (oltre a quella del Rettorato dell’Ateneo, naturalmente), occupate tutte dalla famiglia Girone, prese a esempio di nepotismo accademico proprio la sua dinastia.

Gibarone torna ora sulle pagine dei giornali e sapete perché? Perché, da profondo conoscitore della materia qual è, lo scorso ottobre ha sentito la necessità di esternare in materia di malauniversità. E siccome un barone sempre barone è, dovendo distinguersi dalla plebe (soprattutto informatica, ma anche cartacea) che non fa che parlare - e scrivere - di malauniversità, non solo ha diffuso addirittura oltre Oceano il suo pensiero, ma si è anche spinto in un’analisi sociologica per delineare, della plebe di cui sopra, contorni, interessi e personalità. E con grande capacità di sintesi l’ha fatto usando una parola sola.
Nell’intervista rilasciata a Francis Rocca - giornalista della rivista americana “Chronicle of Higher Education”, che vive a Roma e che, proprio per sentire due dozzine di professori universitari coinvolti, secondo la stampa nazionale, in situazioni di nepotismo, concorsi truccati, vendite di esami e di lauree, si è preso un aereo per Bari - ha dichiarato: la stampa che parla di malauniversità è stampa pornografica.

Dunque, se uno più uno fa due, anche questo giornale, secondo il parere dell’esperto Gibarone, è un giornale pornografico, e con lui tutta la stampa e i siti web che parlano delle malefatte accademiche nazionali, compreso quel “Rinnovare le Istituzioni” del prefetto di Padova Paolo Padoin.


Ora, lasciando da parte l’elenco della stampa pornografica accademica (secondo la definizione gibaroniana), che sarebbe lungo e noioso, data l’abbondanza di materiale a disposizione, ci piacerebbe capire che cosa intende esattamente il Chiarissimo per “pornografico” e speriamo che vorrà spiegarcelo prima o poi, perché noi invece – e ammettiamo pubblicamente l’ignoranza – non siamo ferrati in materia.
Mentre attendiamo spiegazioni, azzardiamo un’ipotesi semplice semplice sulla genesi del Gibaronepensiero. Che a nostro avviso nasce da un lato dall’esperienza maturata sul campo (nella fattispecie l’orticello accademico di Bari), dall’altro da quella naturale sensazione di nausea (via, anche i baroni hanno uno stomaco!) che attanaglia (e rode) le viscere di tutti coloro che vedono il proprio nome e/o quello dei propri parenti, amici e colleghi sbattuti, come ogni mostro che si rispetti, in prima pagina.
E qui torniamo al vecchio assioma: se il mostro c’è, il giornalista ne parla; se il mostro non c’è, il giornalista non ne parla.
In terra accademica italiana, con buona pace di Maurizio Boldrini e di Giovanni Girone (ma anche dei vari Tosi, Meduri, Prestamburgo, Tudisca, Bacarella, ecc. ecc. ecc.), il mostro c’è, eccome. E coi suoi tentacoli sta provando a soffocare quello che resta della rispettabilità dell’Università nazionale. Che certa “stampa pornografica” tenta di garantire e proteggere.
Dunque, concludendo: dall’alto delle certezze di chi sa di restare comunque al proprio posto qualsiasi cosa dica o faccia, ora arrivano gli insulti.
Chi insulta vuol dire che è arrivato al capolinea, vuol dire che non ha argomenti, vuol dire che ha perso.
Bene, questo ci consola. Ma non del tutto. Noi di “Ateneo Palermitano” ad essere definiti “stampa pornografica” non ci stiamo. E pretendiamo dal signor Girone Giovanni, dell’Università degli Studi di Bari, le pubbliche scuse. Che da vero signore non dovrebbe negarci.
Auspicando, naturalmente, una “sommossa popolare” (plebea, per la precisione…) e antigibaroniana di tutti i giornali e i siti Internet che hanno scritto e scrivono di inciuci e baronati accademici.

E tornando al Chiarissimo Girone, sapete quand’è che alla fine, dopo un rifiuto iniziale trasmesso a mezzo Ufficio stampa dell'Università, si è fatto intervistare dal giornalista Rocca? Durante una sua ora di lezione… Ah, questa stampa pornografica che non fa che parlare, a sproposito, di malauniversità...



 


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