novembre-dicembre 2008 numero 82/83

attualità
Plagi e antiplagi, ovvero: misure e contromisure
Guai giudiziari per il prof. Mauro Sarno, figlio di Riccardo, “barone” dell’Università di Palermo?

di  f. p.

Fa un certo effetto, dopo averli pubblicamente sollecitati ad agire (“Signori Giudici, Magistrati, Piemme, Avvocati, Pretori, Procuratori, Gip, Gup e chi più ne ha più ne metta, se ci siete, battete un colpo... Possibilmente sulla testa loro”, avevamo scritto due anni fa), sapere che qualcosa forse si sta finalmente muovendo.
Una coincidenza, per carità, non speriamo tanto, una coincidenza che però basta a darci nuovi stimoli.

Stiamo parlando di plagio, stiamo parlando della Procura di Reggio Calabria (quella di Palermo è ancora oggi silente sull’argomento), stiamo parlando del rinvio a giudizio che la Procura di Reggio Calabria avrebbe disposto nei confronti di Mauro Sarno, figlio del “barone” (= prof universitario di Palermo) Riccardo. Chi ha puntato il dito contro i due Sarno e contro un sistema generalizzato di comportamenti che molto spesso sfocia appunto nel plagio ai fini di rimpolpare i propri titoli ai concorsi universitari, è un ormai ex dell’Università di Palermo, uno che voleva fare il ricercatore e che probabilmente ci sarebbe riuscito se non avesse trovato a ostacolargli la strada il rampollo di casa Sarno: Francesco Ferrotti.

A rendere di dominio pubblico tutta la storia una sua intervista, rilasciata al giornalista Felice Cavallaro e apparsa il 21 novembre scorso sul “Corriere della Sera”.

Ma che c’entra la Procura di Reggio Calabria in questo caso tutto palermitano di malauniversità? C’entra, perché a Reggio Calabria il papà di Mauro avrebbe aggirato l’ostacolo del concorso palermitano per associato senza tanto clamore, col progetto – così fan tutti – di far richiamare il figlio ormai “idoneo” (cioè vincitore di concorso) e senza più concorrenti nel capoluogo siciliano.

Il piano-Sarno però sarebbe stato ostacolato proprio da Ferrotti, che da buon “contadino” (Ferrotti è uscito dall’Università e ora si dedica alle terre del padre), sa come trattare le uova e con una precisione millesimale ha rotto quelle nel paniere dei Sarno con non uno, ma ben due esposti: uno alla Procura di Palermo e uno alla Procura di Reggio Calabria. Che, contrariamente a quanto finora ha fatto Palermo, si sarebbe mossa fino a fissare - apprendiamo dal Corriere della Sera - per il 26 marzo prossimo la data dell’udienza.

Ma di che plagio parla Ferrotti? Per saperlo con dovizia di particolari basta visitare l’archivio di “Ateneo Palermitano” e andare indietro nel tempo…
In tre articoli - “Strane cose (ma non troppo)” dell’ottobre 2006, “Ogni riferimento a cose e persone non è puramente casuale” del novembre 2006 e “In nome del plagio, del figlio e così sia” del maggio 2007 - si parla di contributi scientifici pervenuti alla sede della nostra redazione in forma anonima e in doppia versione: la versione originale (in copia), scritta cioè degli autori reali del contributo e quella (pure in copia) degli autori fittizi del medesimo contributo; di elenchi di pubblicazioni presentati in Commissione di concorso e adattati alla bisogna, con autori dallo stesso cognome e dall’iniziale del nome diversa come nel caso di una R. che per magia (o per miracolo) si trasforma in una M.

Mauro al posto di Riccardo, secondo il denunciante, e secondo anche, con buona probabilità, la Procura di Reggio Calabria che, secondo il Corriere della Sera, avrebbe rinviato a giudizio Mauro Sarno: “E’ tempo di avvocati per Mauro Sarno”, scrive Cavallaro (di Riccardo non fa cenno).

Aspettiamo di sapere di tutta questa storia che cosa penserà la Procura di Palermo. E cominciamo intanto il conto alla rovescia fino al 26 marzo, una data che potrebbe essere storica per la guerra alla malauniversità.
 


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