gennaio-febbraio 2009 numero 84/85

attualità
Concorsopoli: una svolta?
Condannati a un anno per un concorso pilotato lo stesso docente
che ha scatenato il caso e la moglie del rettore della Statale di Milano
 

di  Francesca Patanè

E’ vero, l’inciucio c’è stato, ed è l’ennesima testimonianza che concorsopoli è stata radicata per anni in tutta l’Università italiana (e nonostante tanto strombazzare di aria rinnovata, c’è ancora), da nord a sud, senza differenze geografiche, culturali e o di costume. Tuttavia il caso Leszl segna una svolta e fa ben sperare per il futuro.
Riassumiamolo, per dovere di cronaca.

Walter Leszl, ordinario all’Università di Firenze, fa parte della Commissione di un concorso per professore associato di Storia della Filosofia antica che si conclude a Siena il 30 agosto del 2001. Con lui anche Margherita Isnardi, presidente della Commissione, nel frattempo deceduta, e a un nome d.o.c. dell’Università Statale di Milano, quella Fernanda Caizzi Decleva, consorte (ma va…) dell’attuale bar… cioè, rettore della stessa Statale meneghina Enrico Decleva. Tutto normale, all’apparenza.
Ma lo stesso Leszl in una lettera a una sua collega di Harvard, Gisela Striker, il 3 agosto del 2002 scrive che quel concorso era truccato.
La Striker gira la lettera alla trombata di turno, Antonina Alberti, che naturalmente, ritenendosi danneggiata, difesa dall’avvocato Nino Filastò si costituisce parte civile.
E non si limita a scoprire gli altarini di quel concorso nella sua lettera-bomba, il Leszl, perché si lancia in un j’accuse che non risparmia nessun anfratto dell’Accademia italiana, marcia dalla testa ai piedi e lanciata verso un degrado sempre più evidente.
Così, alla maniera di Quirino Paris, scrive di riunioni tra professori per pianificare la spartizione dei posti tra i loro rispettivi pupilli, alcuni pare anche accusati di plagio o arrestati per corruzione, e sollecita azioni forti per un reale rinnovamento dell’Università italiana e soprattutto della sua corrotta disciplina. “In una riunione informale di tutti i professori di prima fascia… – scrive Leszl sulla lettera – è stato discusso non solo chi sarebbero dovuti essere gli esaminatori, ma anche chi noi avremmo dovuto promuovere” si legge sulla lettera.
E Leszl parla anche di altre pianificazioni, in vista di altri concorsi in altre città dello stivale, come Catania e Cosenza, spingendosi a “profetizzare” chi, tra i tanti docenti, sarebbe entrato a far parte delle Commissioni d’esame. Leszl, tuttavia, afferma pure che il risultato di quel concorso senese “sarebbe stato l’unico giusto in un contesto altamente inquinato”. Insomma, “il concorso di Siena sarebbe la sola procedura in cui si sono correttamente valutate le capacità di tutti i candidati e vagliate con imparzialità di giudizio le loro produzioni letterarie”: in altre parole, i vincitori, in questo caso, era giusto che vincessero.

La Commissione del concorso comunque, come da programma, dichiara idonei Franco Trabattoni e Alessandro Linguiti - due collaboratori della commissaria Caizzi Decleva - e Maria Michela Sassi, moglie del prof. Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. E come da programma boccia, tra gli altri, Antonina Alberti, che a Siena insegnava già da sei anni la Storia della Filosofia antica.
Risultato: come già detto, la Alberti, informata dalla Striker, sporge denuncia e si costituisce parte civile. Ma “il fatto non sussiste” e quel concorso si è svolto in modo regolare, sentenzia il Tribunale di Siena, che a novembre del 2007 assolve i tre imputati Fernanda Caizzi Decleva, Margherita Isnardi e lo stesso Walter Leszl. La Alberti non ci sta e si appella.

In altri tempi, quando la melma degli Atenei nazionali veniva sistematicamente ignorata, il Pm di turno quell’appello forse l’avrebbe seppellito tra le carte perché in Italia quando le decisioni sono difficili ma devono essere prese, si rimandano più o meno a tempo indeterminato.

E qui sta la sterzata epocale: stavolta – la decisione è del 13 gennaio scorso – i giudici della Corte di Appello di Firenze hanno accolto la richiesta del Pm Mario Formisano che, avendo preso per oro colato quanto dichiarato sulla lettera bomba da Leszl e confermato l’esistenza di una “stretta interrelazione tra i selettori e i selezionati”, aveva chiesto ai giudici della Corte di Appello, avverso la sentenza di assoluzione del Tribunale di Siena, la condanna degli imputati. Condanna che è arrivata: un anno la pena da scontare per i due commissari superstiti: Walter Leszl – coraggioso autore della lettera – e Fernanda Caizzi Decleva. La motivazione? Abuso d’ufficio.
Un anno non è tanto, ma è già qualcosa. E devono pure risarcire alla Alberti i danni morali.
 


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