gennaio-febbraio 2009 numero 84/85

attualità
La lotteria della ricerca
Finanziare Università, Scuola e Ricerca coi soldi delle scommesse?
E perché no?
 

di  Federico de Linares

nella foto: Una vecchia urna per le estrazioni del lotto

“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, recita l’art. 1 della nostra Costituzione, ma – considerati i tempi – sarebbe più sensato dire: fondata sulle lotterie.
Già, perché l’italiano è un essere umano molto particolare: ricco o pezzente ha innato il vizio del gioco e la vera febbre che lo assale (non soltanto al sabato sera) è quella dell’azzardo, della ricerca spasmodica, quasi parossistica, della fortuna.
Sognare costa poco – si è soliti dire – ma un euro qua, un euro là, i montepremi e i relativi jackpot diventano presto milionari.

E che importa se la sanità va a rotoli, se le fabbriche chiudono e gli operai vanno in cassa integrazione, se le Università sono in costante rosso e le scuole buone solo per corsi di “taglio” e “cucito”?
L’importante è alimentare la fiera dei sogni, la speranza che il domani sia davvero un altro giorno…

Ormai, in Italia, tutto sta diventando una lotteria: è una lotteria ottenere un posto di lavoro con concrete prospettive di stabilità, è una lotteria uscire guarito da una struttura sanitaria, è una lotteria intraprendere un viaggio (in auto, treno o aereo, poco importa) e arrivare puntuale a destinazione, è una lotteria uscire di casa e farvi ritorno sano e salvo, è una lotteria conseguire un titolo di studio avendo realmente appreso ciò che sarebbe stato doveroso apprendere.

Forse il quadro che dipingiamo è troppo fosco ed esagerato, ma – ne converrete – un fondo di verità, nelle nostre affermazioni, esiste ed è tangibile: basta accendere il televisore e passare in rassegna i vari telegiornali, pubblici e privati.

Ma se tutto è divenuto lotteria, perché non attingere da quei fondi – in regime di vacche magre – e trovare lì le risorse che mancano all’appello?

Non voglio dire che bisogna cancellare le lotterie. Non conviene spegnere i sogni, ma diminuire le quote da destinare alle vincite, quello sì.
E se le nostre Università e la scuola sono in rosso, perché non finanziarle e finanziare la ricerca con fondi tratti dalla voglia di tanti di cambiare le proprie esistenze?

Chissà che con quei fondi non si centri davvero un terno al lotto…
 


argomenti correlati:



Torna al sommario..........



Hai un argomento da proporre?  Entra nel forum di Ateneo palermitano e avvia il dibattito con gli altri navigatori
.............................. entra



Oppure scrivi una e-mail
al Direttore
............................. scrivi

© Ateneo palermitano - tutti i diritti riservati