marzo-aprile 2009 numero 86/87

attualità
Il fornaio-direttore generale dell’Università italiana
Come trascorre le sue giornate Antonello Masia? Sfornando Decreti Direttoriali
 

di Quirino Paris


Spulciando su Internet, paradiso di chi, come noi, ha la sindrome di Sherlock Holmes, ci siamo imbattuti in un fatto strano. Poi abbiamo scoperto che a essere implicato in questo fatto strano c’era addirittura il Miur, o meglio, la sua Direzione Generale, alias Antonello Masia, il Deus ex machina di quegli Uffici, da cui dipendono – come scrive Quirino Paris sull’articolo che segue – vita e morte delle Università e degli Istituti Superiori italiani. E allora abbiamo deciso di approfondire e leggete che cosa abbiamo scoperto…

f.p.
 


Ecco un giorno nella vita di Antonello Masia, il direttore generale dell’Università e della Ricerca che Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo hanno qualificato come “culo di pietra” per la sua abilità dichiarata ad “Ateneo Palermitano”: “… i ministri passano… i direttori generali restano”.

Ma perché puntare i riflettori ancora una volta su questo burocrate di alto livello? Per la semplice ragione che dai suoi Decreti Direttoriali – con tutte le minuzie dichiarate – dipendono la vita e la morte delle Università e degli Istituti Superiori italiani. L’acme dell’attività esecutiva di Masia si esprime anzi proprio nei suoi Decreti Direttoriali, una forma di ordinanza di cui non si trova traccia nella sfera di competenze dei direttori generali che l’hanno preceduto.

Osserviamo, dunque, il sito internet del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) come appariva il 14 marzo 2009.
I primi sei Decreti Direttoriali sono dell’11 febbraio 2009 e si riferiscono TUTTI ad autorizzazioni di Scuole di Psicoterapia. Il primo dei sei Decreti dice: Autorizzazione all’Istituto “Scuola di formazione di Psicoterapia ad indirizzo dinamico” di Roma a trasferire il corso di specializzazione in Psicoterapia della sede di Canicattì (AG). Trasferire da dove a dove? Ma naturalmente da una strada all’altra di Canicattì! Il testo del Decreto – elaborato come una Legge del Parlamento italiano, con ben quattordici “Visto…” si compone di un solo articolo che dice: L’Istituto “Scuola di formazione di Psicoterapia ad indirizzo dinamico” abilitato con Decreto in data 21 ottobre 2004 ad istituire e ad attivare nella sede periferica di Canicattì (AG), un corso di specializzazione in Psicoterapia ai sensi del regolamento adottato con D.M. 11 dicembre 1998, n. 509, è autorizzato a trasferire la predetta sede da viale Mazzini, 52, a via Giudice Antonio Saetta, 75/77. Il presente Decreto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

Continuiamo la rassegna: altri tre Decreti Direttoriali dell’11 febbraio 2009 riguardano l’autorizzazione ad altrettante Scuole di specializzazione di Psicoterapia ad aumentare il numero di studenti ammessi al primo anno di corso e per l’intera durata del corso di quattro anni. Ecco, dunque, come si esplica l’autorità del Miur nella concessione dei requisiti per conferire titoli di studio che abbiano valore legale.

La lettura del sito del Miur rivela un numero sorprendente di autorizzazioni a Scuole di Psicoterapia per condurre corsi quadriennali di specializzazione. Tra il 24 settembre e il 10 novembre 2008 si contano altri diciotto Decreti Direttoriali (inclusi due Decreti Dirigenziali, ma… che cosa sono?) che autorizzano corsi quadriennali di Psicoterapia sparsi un po’ dappertutto.
Ma quante Scuole di Psicoterapia esistono in Italia, e perché? Quante sono le Scuole statali e quelle private?

Dal sito internet del Miur – dopo un calcolo minuzioso e noioso che il Miur si guarda bene dal fare – si viene a sapere che, al 31 marzo 2009, le Scuole di specializzazione sono 202 distribuite su 320 sedi.
Ma esistono almeno altri due siti internet dedicati alle Scuole di Psicoterapia: secondo Psicologia-Psicoterapia.it, le Scuole di specializzazione autorizzate dal Miur per corsi quadriennali sarebbero 162 spalmate su 265 sedi; mentre sul sito Opsonline le stesse Scuole ammonterebbero a 336 sedi, da Bolzano a Bruzzano Zeffirio.
La differenza tra il numero di Scuole dichiarate nei tre siti pone un serio dubbio sulla qualità dell’informazione in un campo molto importante della salute pubblica. La cosa singolare è che il sito Opsonline afferma: “Con 336 strutture, (quello del nostro sito, n.d.r.) rappresenta l’elenco più completo e aggiornato in circolazione”. Dunque più completo e aggiornato di quello del Miur? Ma, curiosamente, facendo la somma delle sedi in ciascuna regione dichiarate nella stessa pagina di Opsonline si arriva ad un totale di 335.

La cosa davvero impressionante è che alle 202 Scuole private di specializzazione quadriennale di Psicologia e Psicoterapia si aggiungono solo poche Scuole universitarie statali. Soltanto otto Università hanno costituito una Scuola di specializzazione in Psicologia Clinica, tre Atenei hanno istituito dal 1998 una Scuola di specializzazione in Psicologia della Salute, mentre due altre Università gestiscono la Scuola di specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita.

Questo processo di privatizzazione dell’Università italiana è cominciato – senza clamore – con una legge del 1989, approvata dal Parlamento quando governava una coalizione di centro-sinistra. La maggioranza delle Scuole sono state autorizzate dal Miur negli ultimi dieci anni.

Che succede, dunque, agli italiani? Sono più schizofrenici e bipolari di quanto non lo fossero dieci anni fa? È aumentata davvero la domanda di servizi psicoterapeutici o questa esplosione di Scuole di Psicoterapia non è altro che una manifestazione del potere e della longa manus degli Ordini professionali (provinciali) del settore che sono riusciti ad accaparrarsi, con il beneplacito del Miur e di Antonello Masia, tutte le funzioni didattiche così importanti che, un tempo, erano di esclusiva competenza dell’Università? Esiste davvero un controllo di qualità da parte del Miur su un settore così importante della salute pubblica? E come si è giunti allora a una simile situazione?

Fino al 1993 non esistevano Scuole private di specializzazione in Psicoterapia riconosciute dal Miur. E fino al 1989 la legge che regolava le Scuole di specializzazione faceva riferimento al DPR 10 marzo 1982, n. 162, intitolato Riordinamento delle Scuole dirette a fini speciali, delle Scuole di specializzazione e dei corsi di perfezionamento, il cui Capo I stabiliva, senza dubbio alcuno, che le Scuole di specializzazione dovessero essere di tipo universitario. Si legge infatti: “1. Finalità. Le Scuole dirette a fini speciali, le Scuole di specializzazione e i corsi di perfezionamento fanno parte dell’ordinamento universitario e concorrono a realizzare i fini istituzionali delle Università.
Presso le Università possono essere costituite:
a) Scuole dirette a fini speciali per il conseguimento di diplomi post-secondari per l’esercizio di uffici o professioni, per i quali non sia necessario il diploma di laurea, ma sia richiesta ugualmente una formazione culturale e professionale nell’ambito universitario;
b) Scuole di specializzazione per il conseguimento, successivamente alla laurea, di diplomi che legittimino nei rami di esercizio professionale l’assunzione della qualifica di specialista”.

La “rivoluzione privatizzatrice” nel campo della Psicoterapia avvenne alla chetichella nell’anno di grazia 1989 con l’emanazione della legge 56/89 intitolata Ordinamento della professione di psicologo. L’articolo 3 di tale legge stabilisce che “L’esercizio dell’attività psicopterapeutica è subordinato ad una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in Psicologia o in Medicina e Chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali che prevedano adeguata formazione e addestramento, attivati ai sensi del Decreto del presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, presso Scuole di specializzazione universitaria o presso Istituti a tal fine riconosciuti con le procedure di cui all’articolo 3 del citato decreto del presidente della Repubblica”. Dal 1989, dunque, le Scuole di specializzazione in Psicoterapia saranno tutte di tipo privato e otterranno il riconoscimento del Miur sulla base di quell’inciso “... o presso Istituti a tal fine riconosciuti”. Ci sono voluti altri dieci anni perché l’onda “didattica”, alimentata dagli Ordini professionali, raggiungesse il livello parossistico attuale.

Da quanto si può dedurre leggendo le varie pagine web, le Scuole di specializzazione in Psicoterapia riconosciute dal Miur presentano una grande variabilità scientifica, didattica e organizzativa. Il sito Psicologia-Psicoterapia.it già citato elenca ben ventidue orientamenti scientifici, sottolineando come la Psicoterapia in Italia sia ancora alla fase artigianale che invoca i nomi di psicologi austriaci, svizzeri, inglesi e americani. I fondatori delle scuole sono, quasi sempre, un gruppo (anche piccolo) di psicoterapeuti, spesso senza legami con le Facoltà universitarie di Psicologia. È come se un gruppo di avvocati per il solo fatto di essere avvocati, si mettesse assieme – con il beneplacito del Miur – e organizzasse una scuola di specializzazione giuridica: si tratta della “specializzazione fai da te”. Molte scuole si avvalgono della consulenza e della docenza di professori universitari.

Per poter ottenere il riconoscimento del Miur, una Scuola di Psicoterapia deve organizzare un corso quadriennale con almeno 500 ore annuali di didattica teorica e di pratica professionale. L’orario delle lezioni cade, normalmente, nei giorni di fine settimana, con un carico di ore che va da 12 a 15 ore in due giorni, carico che lascia molto a desiderare in termini di un apprendimento di qualità. Ad esempio, il sito della scuola ALBA riporta l’orario delle lezioni da tenersi nei weekend (venerdì e sabato) per un totale di 15 ore, con l’aggiunta: “Totale: 10 weekend ovvero 300 ore”. Dove sta il controllo di qualità del Miur? Perché, naturalmente, 15 ore per weekend moltiplicate per 10 volte (= 10 weekend) corrispondono, se la matematica non è un’opinone, a 150 ore annue, invece di 500 (o di 300!).
In generale, il numero degli allievi ammessi ai corsi annuali non supera il livello di 20.
Come mai un numero così basso? Non si tratta, infatti, di organizzare costosi laboratori. Probabilmente, il numero basso è stabilito per soddisfare i desideri di tutti gli Ordini provinciali degli psicologi e psicoterapeuti che hanno inteso e intendono istituire Scuole di specializzazione in quasi tutte le province italiane.

La frammentazione della formazione che ne è risultata si concilia poco con l’eccellenza. Si consideri, ad esempio, la “Scuola di specializzazione in Psicoterapia ‘Atanor’ ad indirizzo analitico” (ma non sono analitiche – o dovrebbero esserlo – tutte le scuole?), riconosciuta dal Miur in data 15 luglio 2008, con sede unica nel comune di Scoppito (AQ), un centro di 2.757 abitanti a 820 metri sul livello del mare. La Scuola – dalle foto del sito – sembra una casetta di tipo montanaro, attrezzata in maniera spartana, sufficiente per trascorrervi qualche weekend e respirare l’aria sana delle montagne di Abruzzo.

Si consideri, inoltre, la Scuola di specializzazione che si intitola “Corso quadriennale di Psicoterapia umanistica esistenziale” (codice Miur 225), con sede unica nel comune di Bruzzano Zeffirio (RC), riconosciuta con Decreto Direttoriale di Antonello Masia il 12 ottobre 2007 e che – a distanza di un anno e mezzo dal suo riconoscimento – non possiede alcun sito internet da cui ottenere informazioni, ad esempio, per l’iscrizione ai corsi. Bruzzano Zeffirio è un comune ai piedi dell’Aspromonte che nell’ottobre 2006 dichiarava 1.255 abitanti. Per buon auspicio, la Scuola è localizzata presso Villa Salus. La lista delle scuole con “sorpresa” potrebbe continuare.

Che qualcosa non funzioni nella proliferazione delle Scuole di Psicoterapia e delle loro sedi è indicato dal Decreto Direttoriale di Antonello Masia del 27 febbraio 2009 che, a soli quattro mesi dal riconoscimento, dice: "E' revocato il riconoscimento disposto con Decreto in data 24 ottobre 2008 della sede periferica di Torino dell'Istituto 'Scuola di specializzazione in Psicoterapia dello sviluppo e adolescenza' di Reggio Emilia".

Frammentazione logistica e scientifica sono le principali caratteristiche delle Scuole di specializzazione di Psicoterapia italiane. Ma questo settore della sanità nazionale, completamente in mano a strutture private, ha bisogno di maggiore trasparenza e di accesso immediato all’informazione esistente presso il Miur. Ci riferiamo alle relazioni che la Commissione nazionale prevista dal Regolamento di attuazione della legge 56/1989 deve formulare affinché la Scuola ottenga il riconoscimento del Miur. E alle relazioni sull’attività didattica e scientifica che le scuole sono tenute a presentare annualmente al Miur. E alle relazioni sulle attività ispettive del Miur. L’opinione pubblica ha il diritto di sapere come e perché, nel giro di pochi anni, si sia arrivati ad una esplosione delle Scuole di specializzazione in Psicoterapia la cui attività potrebbe diventare sempre più difficile da valutare e controllare, sia da parte della commissione nazionale, sia da parte di Antonello Masia.

Un’ultima osservazione: data l’importanza crescente che la Psicoterapia sta assumendo nella salute individuale, di gruppo e, quindi, pubblica, come mai il Ministero della Sanità non ha alcuna responsabilità nel riconoscimento e nel monitoraggio delle Scuole di specializzazione?

Solamente una discussione ampia e trasparente di tutti gli aspetti che interessano la preparazione degli psicoterapeuti può dare fiducia all’opinione pubblica in un campo così delicato e ancora così controverso.

 


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