marzo-aprile 2009 numero 86/87

attualità
Verso la soluzione il caso Eboli?
Concorso solo per la ricorrente. Nominato un commissario ad acta per
la nomina della Commissione, ma...
 

di  f. p.

nella foto: Mariella Eboli

La telenovela Eboli si avvia verso la conclusione? (per le scorse puntate vi rimandiamo ai numeri precedenti di “Ateneo Palermitano” andando a ritroso a partire dall’ultimo articolo pubblicato la scorsa estate).

Se è così sarà un lieto fine, per Mariella, ricercatrice all’Università “La Sapienza” di Roma, una soluzione insperata e sorprendente dopo anni di bracci di ferro col direttore generale dell'Università Antonello Masia.

II Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, Sezione III, ha riunificato infatti la lunga serie di ricorsi di parte e controparte e ha emesso la sua sentenza: si rifaccia il concorso solo per la ricorrente, così come tempo fa aveva ipotizzato proprio Masia. In questo modo è stata annullata la Commissione voluta dal direttore generale ed “eletta” dai docenti di AGR01.
Il Tar ha ritenuto di dover nominare un commissario ad acta – Fabrizio De Filippis, ordinario presso la Facoltà di Economia e Commercio “F. Caffè” dell'Università degli Studi di Roma Tre – il quale nel giro di trenta giorni dovrà nominare una Commissione di tre membri, la quale, a sua volta, ha altri trenta giorni di tempo per esaminare i titoli di Mariella Eboli.
Nel caso la ricercatrice romana fosse dichiarata idonea sarebbe nominata professore associato, ma in soprannumero.

Il Tar ha pure deciso di inviare tutto il fascicolo del caso Eboli alla Procura (penale) di Roma e noi sinceramente non comprendiamo questa scelta: dove sta il crimine ipotizzato? (Se qualcuno lo sa ci risponda).

La reazione del Ministero, naturalmente, non si è fatta attendere (quando vuole, Masia sa essere tempestivo ed efficiente come un  vero direttore generale dell'Università). E ha fatto appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar.
Il ricorso, dello scorso 9 aprile, inoltrato tramite l'Avvocatura dello Stato, fa salva - "con motivazione condivisibile" - la "rinnovazione della valutazione per la sola ricorrente Eboli", ma contesta la nomina di Fabrizio De Filippis come commissario ad acta ritenendola illegittima in quanto "incompatibile".
Secondo il Miur, infatti, De Filippis "non è in grado di assicurare il requisito dell'imparzalità" sancito dall'art. 97 della Costituzione. Egli - sostiene il Miur sul ricorso - è stato nominato ricercatore confermato... presso l'Istituto di Economia e Politica agraria della Facoltà di Economia e Commercio della Sapienza di Roma, stessa Facoltà e stesso Istituto in cui - sempre secondo il Ministero - "ha prestato servizio la Dott.ssa Eboli" (ma a noi risulta che De Filippis non fa parte del settore disciplinare AGR01 e si trova da almeno dieci anni in forza non alla Sapienza, sede di servizio di Mariella Eboli, ma a Roma Tre). "Tale situazione di incompatibilità è confermata dal fatto - si legge ancora sul ricorso ministeriale - che "la Dott.ssa  Eboli... nominata con identica decorrenza ricercatore confermato" (ci sfugge sinceramente in cosa consisterebbe la sua "colpa" in questa storia di coincidenze burocratiche di nomine indipendenti dalla sua volontà, n.d.r.) per la reiterazione del concorso ha presentato, tra i lavori realizzati, un volume dell' '84 - "Famiglie e Aziende contadine in un'area di recente industrializzazione" - "redatto in collaborazione con lo stesso Prof. De Filippis".

Ma se è vero che l'incarico di commissario ad acta di De Filippis può sembrare azzardato in un'epoca in cui ormai, in fatto di Università, tutto puzza di inciucio, "specie in considerazione - come è scritto sul ricorso - della assoluta discrezionalità riconosciutagli in ordine alla scelta dei Commissari che dovrebbero valutare la Eboli", è anche vero che:

1) della scelta, caduta sul nome di Fabrizio De Filippis, non è responsabile la dottoressa Eboli, che dunque non può essere penalizzata da una sostituzione che farebbe slittare ancora la soluzione del caso;

2) la richiesta avanzata dal Miur al Consiglio di Stato di sospendere la sentenza del Tar sottende un "processo alle intenzioni" che non ha alcun riscontro reale: in assenza di prove d'accusa, infatti, non è corretto "insinuare" ipotetici favoritismi, a meno di non voler essere, come si dice, più realisti del re (ma in tempi di Baronati anche un direttore generale dell'Università può credere di essere un re...).

 


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