maggio-giugno 2009 numero 88/89

attualità
Sanità, questa sconosciuta. Percorsi di malattia tra sigle incomprensibili e informazioni insufficienti (1)
 
Parte da questo numero una rubrica sulla sanità pubblica e sull’organizzazione del Policlinico di Palermo

Arrivano in redazione diverse e-mail con svariate richieste di informazioni sull’organizzazione dell’Università di Palermo. In genere, anche se non siamo i referenti giusti (ci sono gli Uffici amministrativi dell’Ateneo per questo) riusciamo a smaltirle e a rispondere adeguatamente persino alle domande relative al settore caotico delle Segreterie di viale delle Scienze.
Ma le domande sulle questioni sanitarie, visto l’argomento particolarmente delicato, abbiamo deciso di girarle a un’esperta del settore, che sicuramente meglio di noi saprà affrontare i vari problemi che man mano si presenteranno.

Inizia quindi da questo numero una rubrica sulla sanità pubblica e sulla sua organizzazione in ambito regionale, allargata però all’universo-Policlinico di Palermo, che in quanto struttura appartenente all’Ateneo rientra nella sfera dei nostri interessi diretti.

La rubrica è curata dalla dottoressa Clotilde Guarnaccia, una laurea in Infermieristica e un master in Management infermieristico per le funzioni di coordinamento… e molto altro ancora che non vi elenchiamo per non rischiare di compilare un curriculum per il quale non è naturalmente questa la sede più idonea.

Nel dare alla dottoressa Guarnaccia il benvenuto nella nostra redazione, le auguriamo un buon lavoro.

f. p.

 

OSS… ma che significa?

In questa rubrica tratteremo di tutti i problemi legati alla nostra sanità con particolare riferimento al Policlinico dell’Università di Palermo: aspetti positivi e negativi, nuove prospettive nel campo medico e infermieristico e tutto ciò che riguarda il cliente-utente (paziente). In quest’ottica ci piacerebbe che i lettori, l’utente, il cittadino, gli stessi operatori sanitari potessero darci gli opportuni spunti per indirizzare più adeguatamente gli argomenti che via via tratteremo al loro fabbisogno reale.

Tante volte nella nostra professione ci è capitato di sentirci dire: “Io qua dentro non ci sto capendo niente, fra tutti questi ‘oss’, ‘ota’ … Mi aiuti, per piacere!”.
Bene. In questa prima puntata parleremo allora di una delle nuove figure professionali presenti al Policlinico, quella dell’operatore socio-sanitario (OSS).

A seguito di una specifica formazione professionale, l’operatore socio-sanitario è in grado di svolgere attività indirizzate a soddisfare i bisogni primari della persona e a favorirne il benessere e l’autonomia personale. Inoltre collabora con altre figure professionali quali medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali; presta aiuto per assicurare l’igiene personale agli utenti se non autosufficienti; somministra i pasti tenendo conto delle diete individuali. Il tutto, naturalmente, nel rispetto del segreto professionale cui sono tenute in particolare le figure che operano nel sociale.

L’operatore socio-sanitario, detto anche operatore di supporto, collabora con l’infermiere o con l’ostetrica nell’attività assistenziale conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione. Infatti il legislatore ha ribadito che “la responsabilità della assistenza infermieristica è e rimane in capo all’infermiere che ha il potere dovere di precludere all’OSS la possibilità di porre in essere determinate attività se le condizioni e le organizzazioni funzionali non lo permettono”.
Da ciò appare evidente che nel processo dell’assistenza infermieristica, in cui al centro è posto l’utente, la responsabilità del “to care” è di esclusiva pertinenza della professione infermieristica che nell’estrinsecazione dell’attività può avvalersi di figure di supporto come gli OSS suddetti.

Man mano che affronteremo le diverse figure del settore, vi diremo che cosa bisogna fare per intraprendere queste professioni o consigliare qualcuno a farlo.

L’operatore socio-sanitario è riconosciuto a livello nazionale, ma la formazione è di competenza delle Regioni e delle Province autonome, che provvedono all’organizzazione dei corsi e delle relative attività didattiche conformemente alle disposizioni di legge.
I requisiti richiesti sono: licenza di scuola media inferiore e compimento del 18° anno di età al momento dell’iscrizione.
Il corso ha una durata complessiva di 1.000 ore e la frequenza è obbligatoria. Possono accedervi, previo superamento di una prova di ammissione, i cittadini italiani e stranieri.

Le materie d’insegnamento sono di natura teorica e pratica. L’obiettivo è quello di formare una professionalità polivalente, che metta in grado l’operatore di destreggiarsi con sicurezza nelle diverse situazioni che dovrà affrontare. Egli potrà, dunque, svolgere la sua attività sia nel settore sociale, sia in quello sanitario; in servizi di tipo socio-assistenziale e socio-sanitario, residenziali o semiresidenziali; in ambiente ospedaliero e a domicilio dell’utente; con mansioni di assistenza diretta alla persona, aiuto domestico e alberghiero, interventi igienico-sanitari e di carattere sociale.

Fermo restando che questo quadro di riferimento resta valido in termini generali, per quanto specificatamente detto in merito alla figura professionale dell’operatore socio-sanitario, occorre precisare che al momento presso il Policlinico di Palermo tale tipo di personale proviene dalla formazione interna, con la riqualificazione degli OTA (operatori tecnici addetti all’assistenza) trasformati in OSS attraverso appropriati corsi di formazione riservati solo al personale interno.
La formazione specifica della nuova figura dell’OSS aperta anche agli esterni non è stata ancora avviata.

Clotilde Guarnaccia

 


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