settembre-ottobre 2009 numero 90/91

attualità
E adesso marciate…
Il polso duro della ministra Gelmini per mettere in riga gli Atene italiani
 

di Barbara Bosco


Vent’anni fa, nel 1989, vedeva la luce la legge sull’autonomia universitaria. Al momento del suo varo le aspettative sulla sua introduzione erano alte perché doveva essere lo strumento attraverso il quale si voleva offrire agli Atenei l’opportunità di meglio adattarsi ai cambiamenti economici e sociali di un mondo in rapido cambiamento.
Oggi, dopo quattro lustri di attività, possiamo dire che in gran parte quell’opportunità è stata sottoutilizzata.
Una delle cose che doveva consentire questo strumento era, per fare un esempio in linea coi tempi, il progressivo affrancamento dai finanziamenti di provenienza ministeriale. Se, cioè, l’Università avesse correttamente utilizzato l’autonomia conferitale, oggi avremmo una realtà universitaria meno “ingessata” e più libera di agire seguendo le logiche del mercato e quelle legate al proprio territorio.
Il ministro Gelmini, dal momento del suo insediamento, ha mostrato con i fatti di volere “svezzare” l’Accademia nostrana. Dapprima, infatti, ha cercato di invogliare i nostri Atenei a trasformarsi in Fondazioni; successivamente, valutando le diverse realtà universitarie in base ai criteri secondo i quali vengono internazionalmente classificati gli Atenei del mondo.
Nel primo caso, si è avviata una vera e propria campagna interna di disinformazione in cui è stato agitato come un vero e proprio spauracchio il timore di essere “privatizzati”, di perdere lo “status” di impiegato pubblico (con tutti i supposti vantaggi di appartenere a questo macrosettore); nel secondo caso si sono attaccati i criteri in base ai quali si è stilata una graduatoria e si sono ridistribuiti i finanziamenti ministeriali in base a criteri di merito (premiando gli Atenei ritenuti virtuosi e penalizzando gli altri).
Ovviamente le Università penalizzate da una riduzione dei finanziamenti si sono lamentate pubblicamente per mezzo dei loro vertici istituzionali (i rettori) sostenute in questo anche dai politici locali (i quali ci dovrebbero spiegare perché in Parlamento votano in un modo e nelle piazze criticano lo stesso voto con il quale hanno dato via libera ai provvedimenti oggetto di critica); nessun “mea culpa” sui vent’anni allegramente buttati al vento e sul progressivo mancato affrancamento dagli interventi pubblici, sulla mancata “imprenditorialità” della propria classe dirigente.
Certamente i criteri con i quali è stata redatta questa prima graduatoria di merito sono perfettibili e si potranno correggere, ma una cosa è certa: non potranno essere stravolti e gli Atenei dovranno marciare nella direzione indicata dal ministro.
Forse, negli anni, in tanti – anche per ignavia del Ministero – si sono mossi nel convincimento che l’autonomia accordata all’Università permettesse di avere carta bianca nella coltivazione “privatistica” dei propri orticelli pubblici presentando poi il conto al Pantalone di turno forti del fatto che il Ministero può imporre qualcosa agli Atenei solo per legge …
Be’, costoro (come, del resto, la maggior parte degli italici “bamboccioni”) hanno fatto male i propri conti, perché – e il ministro l’ha fatto capire chiaramente – lo Stato ha in mano uno strumento più valido di qualsiasi legge o regolamento: il borsellino di mammà …



Università e Percentuali finanziamenti in più o in meno


1 Trento + 10,69
2 Politecnico di Torino + 5,22
3 Politecnico di Milano + 4,14
4 Bergamo + 2,82
5 Genova + 2,52
6 Milano - Bicocca + 2,51
7 Roma – Foro Italico + 2,35
8 Torino + 2,18
9 Udine + 1,95
10 Tuscia + 1,80
11 Milano + 1,69
12 Venezia + 1,65
13 Chieti + 1,50
14 Padova + 1,37
15 Insubria + 1,36
16 Bologna + 1,33
17 Roma – Tor Vergata + 1,28
18 Ferrara + 1,12
19 Calabria + 1,09
20 Modena – Reggio Emilia + 1,05
21 Politecnico delle Marche + 1,01
22 Pisa + 0,99
23 Piemonte Orientale + 0,79
24 Benevento + 0,75
25 Pavia + 0,33
26 Verona + 0,31
27 Politecnico di Bari + 0,26
28 Brescia - 0,39
29 Perugia - 0,56
30 Roma Tre - 0,79
31 Parma - 0,91
32 Mediterranea di Reggio Calabria - 1,06
32 Salerno - 1,06
34 Lecce - 1,16
35 IUAV di Venezia - 1,34
36 Catanzaro - 1,42
37 Napoli - 1,52
38 Catania - 1,60
39 Bari - 1,94
40 Partenope di Napoli - 2,03
41 Cagliari - 2,08
42 Roma La Sapienza - 2,11
43 Teramo - 2,17
44 Cassino - 2,21
45 Molise - 2,29
46 Camerino - 2,42
47 Orientale di Napoli - 2,50
48 Seconda Università di Napoli - 2,82
49 Basilicata - 2,90
50 Sassari - 2,95
51 Messina - 3,00
51 Palermo - 3,00
51 Foggia - 3,00
51 Macerata - 3,00


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