settembre-ottobre 2009 numero 90/91

attualità
Sanità, questa sconosciuta. Percorsi di malattia tra sigle incomprensibili e informazioni insufficienti (2)
Il DLM, un aiuto al paziente oncologico con problemi di linfedema
 

di Clotilde Guarnaccia

Lavorando in reparti di Oncologia medica capita spesso di vedere pazienti affetti da linfedema post mastectomia. L’arto gonfio può rappresentare una vera e propria disabilità in quanto limita i movimenti e non permette di svolgere le abitudini quotidiane con la stessa disinvoltura di sempre. La donna affetta da linfedema, oltre ad essere preoccupata per la differenza di volume tra i due arti, è infastidita più per l’aspetto estetico che per la sintomatologia, più per l’edema alla mano, che per quello dell’intero braccio in quanto quest’ultimo può essere nascosto dalle maniche lunghe.
Ma che cos’è il linfedema? E’ un deposito di liquido extracellulare che si localizza, di solito, in un arto. La patologia tumorale della mammella e la conseguente terapia chirurgica e/o radiante è la causa dell’ingrossamento del braccio dovuto al ristagno di acqua e proteine.
Preciso che non è l’intervento al seno a causare il linfedema, ma l’asportazione dei linfonodi ascellari; a causa della rimozione di questi ultimi, risulta più difficile fronteggiare una eventuale infezione che può verificarsi anche molti anni dopo l’intervento chirurgico.
La tecnica del linfonodo sentinella ha ridotto notevolmente la comparsa del linfedema. I segni premonitori di questa patologia (presenti soprattutto la sera o dopo un'attività lavorativa particolarmente pesante) sono: senso di pesantezza o di affaticamento del braccio e leggero gonfiore di braccio, mano, dita, collo, torace. Come si può prevenire il linfedema? Bisogna sempre ricordarsi di non affaticare troppo il braccio, evitare movimenti energici e ripetitivi, sollevare o portare borse o sacchetti pesanti dalla parte operata, non indossare vestiti o gioielli che possano stringere o comprimere il braccio o le dita, depilare l’ascella con il rasoio elettrico per non provocare lesioni che potrebbero provocare infezioni, non esporsi al sole diretto o a fonti di calore troppo elevato come sauna, doccia o bagno troppo caldo, non fare sport “fai da te” e mantenere il peso ideale.
Le terapie più efficaci per combattere l’insorgenza del braccio gonfio sono quelle decongestionanti come il drenaggio linfatico manuale (DLM), la pressoterapia pneumatica e il bendaggio compressivo. Il massaggio classico non ha effetto di drenaggio, invece il DLM è un massaggio che sposta il carico idrico interstiziale e produce una distensione dei tessuti con effetto calmante ottenendo quindi una rigenerazione completa e immediata accompagnata da una riduzione duratura dell’edema. Il DLM, oltre alla pressoterapia meccanica, è la cura più usata ed efficace nel ripristinare uno scarico adeguato della linfa che ristagna nell’arto coinvolto, permettendone una ben visibile diminuzione volumetrica, con conseguente miglioramento funzionale ed estetico. La metodica del DLM ad indirizzo medico chirurgico utilizza manovre di massaggio a bassa pressione che, attraverso la compressione e trazione della cute, stimola la circolazione linfatica, con conseguente miglioramento del microcircolo. Per ottenere dei buoni risultati è indispensabile stimolare i vasi linfatici ripetutamente, quindi il tempo di applicazione del linfodrenaggio deve essere sufficientemente lungo (mediamente 1 ora). Alla fine della seduta, per mantenere l’effetto, il DLM viene assistito dal bendaggio multistrato da tenere per le 23 ore intercorrenti tra il trattamento eseguito ed il successivo. La qualità di vita di colei che è affetta da questa patologia dipende da una diagnosi precoce, dall’informazione e da una terapia il più adeguata possibile alle sue esigenze. L’assenza di centri dedicati al trattamento del linfedema, l’alto costo delle terapie e la loro durata “ad vitam” rendono difficoltosi i risultati.
Il riconoscimento di questa patologia da parte della sanità consentirebbe di alleviare la sofferenza dei pazienti, permettendo loro di essere seguiti da personale specializzato in collaborazione con gli oncologi.
Il Policlinico di Palermo, per essere in linea con gli altri ospedali del territorio italiano, dovrebbe organizzare una struttura di supporto ad hoc, facendo diventare il reparto oncologico anche riabilitativo, immettendo nella struttura personale qualitativamente preparato sia all’uso dei macchinari (pressoterapia, massoterapia), sia al drenaggio linfatico manuale.
Questo consentirebbe al paziente, segnalato il suo problema all’oncologo, di essere inserito, ove possibile e compatibilmente con la propria patologia, in un programma di DLM a lui consono.


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