luglio-agosto 2006 numero 55/56

attualità
Repetita iuvant
Ripristiniamo il link proposto sul numero 53 ed eliminato da un atto censorio dell'Università di Palermo

di  f. p.

Sul numero 53 di "Ateneo Palermitano" interamente dedicato al caso-Patanè avevamo pubblicato un articolo che forse qualcuno ha letto distrattamente (troppa carne al fuoco, ce ne rendiamo conto) o non ha letto affatto.
L'articolo - "... E la storia continua" -  riguardava il "pasticcio infinito" che sia dal punto di vista formale, sia dal punto di vista sostanziale, l'Università di Palermo sta perpetrando intorno a questo giornale.
Tra i tanti elementi di giudizio che in quell'articolo abbiamo inserito perché ogni lettore potesse autonomamente giudicare il comportamento tenuto, in assoluto spregio della normativa vigente in materia di stampa, dai vertici amministrativi universitari nei confronti di "Ateneo Palermitano" ce n'era uno, non particolarmente significativo come prova di illecito, ma utile a misurare la qualità che l'Università di Palermo, arrogandosi diritti (illegittimi) di proprietà della testata, oppone a quella di questo giornale.

Quell'elemento consisteva - per i volenterosi dell'approfondimento - in un link.

Scrivevamo infatti sull'articolo:
"Ma, udite udite, anche gli articoli presenti … sono una finta!!! (Per un esempio significativo della qualità - il prof. Nicola Giuliano Leone preside della Facoltà di Architettura di Palermo e lo storico Palazzo chiaramontano sede del Rettorato dell'Ateneo mi perdoneranno, ma - come si dice - ambasciator non porta pene... - cliccate qui)".

Non sappiamo in quanti abbiano realmente cliccato e visto né sappiamo in quanti ci abbiano provato senza riuscirci.
Quello che sappiamo con certezza è che almeno una persona, all'Università di Palermo, non solo l'ha fatto, ma ha impedito che dopo di lui altri potessero farlo. E ha eliminato il collegamento con l'escamotage che vi mostriamo.

Comprensibile la scelta, visto il contenuto di quel link.
Ma certe verifiche, in una gestione seria della "cosa pubblica", si fanno a monte e senza sollecitazioni indotte: tappare i buchi successivamente, nel goffo tentativo di salvare il salvabile, invece, può avere uno strano sapore censorio che mal si attaglia con lo spirito libero del nostro giornale e che pertanto non intendiamo condividere.

Inoltre, sinceramente, ci dà un certo fastidio rischiare di essere considerati dei visionari, da chi oggi vi si tenta di collegare, per aver rimandato a un link inesistente.

Perciò, in assenza (come loro scrivono) dei "permessi necessari" per accedere ufficialmente a quella pagina, ne riproponiamo il link "in autonomia", dopo averlo salvato in tempo dall'epurazione accademica.


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