gennaio 2007 numero 61

attualità
 Caso Giangrande. La lettera inviata ad "Ateneo Palermitano"
 

Pubblichiamo la lettera che il dr. Antonio Giangrande ci ha fatto pervenire per portare il suo caso - di malagiustizia - sulle pagine del nostro giornalea

Dott.sa Francesca Patanè, direttore di "Ateneo Palermitano",

cosa ci può essere in comune tra un giornale, che rappresenta il mondo degli studenti universitari, quale è il suo, e le vittime delle mafie e dell’ingiustizie, che da tutta Italia alla mia associazione si rivolgono?
La risposta è: in comune c’è più di quello che ci si può aspettare.

Mi sbagliavo, quando, dieci anni fa, laureandomi in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano dopo aver sostenuto ventisei esami in soli due anni,lavorando per potermi permettere gli studi e mantenere moglie e due figli, pensavo che tutti i sacrifici fatti in quel momento sarebbero stati gratificati dalla mia realizzazione sociale ed economica.
Questo è il sogno di tutti i laureandi passati, presenti e futuri.

Invece la dura realtà è che, dopo anni di studio, non è la competenza e la preparazione a far aprire tutte le porte dell’occupazione sostenibile, ma basta la semplice denominazione, o la semplice raccomandazione. Requisiti obbligatori per vincere qualsiasi concorso, sia esso di assunzione pubblica, sia di abilitazione professionale.
Concorso che sarà, sempre e comunque, truccato e i cui abusi saranno, sempre e comunque, taciuti ed impuniti, perché commessi dalle stesse Istituzioni che dovrebbero vigilare e reprimere.

Questo assioma niente e nessuno lo cambierà, se nulla sono servite le 15.000 denunce penali presentate in tutta Italia, rimaste regolarmente insabbiate, senza che sia conseguita accusa di calunnia.
Denunce presentate a tutela delle vittime delle mafie e delle ingiustizie. Vittime che sono, anche, gli ex universitari partecipanti ai concorsi pubblici truccati.

A me, che mi sono permesso di reagire a questo stato di cose, facendo cacciare, per legge, i consiglieri dell’Ordine degli avvocati dalle Commissioni di esame forense, e sbugiardato magistrati e professori universitari, perché non ritenuti idonei a correggere i compiti del loro distretto, è toccata la ritorsione della condanna all’indigenza, perché gli stessi avvocati e magistrati e professori universitari, da otto anni, non mi fanno abilitare in avvocatura, pur avendo esercitato per sei anni, e mi accusano di reati inesistenti, impedendomi la difesa.

Insomma, direttore, lo Stato ti obbliga a studiare per agevolarti nella ricerca dell’occupazione e poi ti impedisce di lavorare per quello per cui hai studiato. Se poi denunci gli abusi, lo Stato non ti ascolta, favorendo le lobby e i mafiosi.

Ecco cosa ha in comune la mia associazione con il suo giornale: io mi batto per gli studenti universitari, affinché siano liberi nelle loro scelte di lavoro, lei gli dà voce e notizie.
Ringraziandola dell'attenzione, la saluto.

Antonio Giangrande


argomenti correlati:



Torna al sommario..........



Hai un argomento da proporre?  Entra nel forum di Ateneo palermitano e avvia il dibattito con gli altri navigatori
.............................. entra



Oppure scrivi una e-mail
al Direttore
............................. scrivi

© Ateneo palermitano - tutti i diritti riservati