gennaio 2007 numero 61

attualità
 Frattali e... frattaglie
 
La proliferazione di Università e corsi di laurea inversamente proporzionale
al numero di studenti iscritti: un articolo del Corriere della Sera
occasione per noi di curiosare sulla situazione delle Università siciliane

di  f. p.

nella foto: Il frattale di Mandelbrot

Se la colpa è dei rossi di Luigi Berlinguer o degli azzurri di Letizia Moratti a noi poco importa. Sta di fatto che in tema di proliferazioni di Atenei da un lato, e di ridotto numero di iscritti dall'altro, siamo diventati un caso internazionale. Nel senso che tutto il mondo ride di noi.
E hanno voglia i rettori - di Bologna e di Roma, in particolare - a dire che non è vero: l'articolo pubblicato sul Corriere della Sera lo scorso 27 dicembre ha un titolo che è tutto un programma - "Università, 37 corsi di laurea con un solo studente" - e i dati spiattellati senza pietà da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, i due autori, hanno tutti i crismi dell'ufficialità per essere stati tratti dall'anagrafe del Mur, sul sito Internet. Sono sbagliati? Sempre colpa loro, degli Atenei italiani, che non inviano le informazioni giuste o non curano di aggiornarle (al punto che lo stesso Ufficio statistico del Mur li ha redarguiti, sollecitandoli a "verificare la congruenza dei dati").

Quindi, cari rettori, inutile provare a nascondere il sole con un dito. Meglio affrontare il problema a testa alta e cercare di interrogarsi sui perché. Anzi, i perché sono chiari - il business della cultura a prezzi da supermercato - occorrerebbe chiedersi piuttosto cosa fare per tornare credibili agli occhi del mondo che conta.

Dunque in Italia ci sono: trentasette corsi di laurea con un solo studente, dieci con due, dieci con tre, quindici con quattro, otto con cinque, ventitré con sei... "insomma 323 'universitine' - scrivono Rizzo e Stella - che non arrivano a quindici iscritti". Col vantaggio di avere l'Ateneo sotto casa, se non addirittura nello stesso condominio.

Un tempo le Università "storiche" erano ventisette - chiosano i due giornalisti sull'articolo - e tante si sono mantenute fino agli anni Cinquanta. A fine Millennio erano quarantuno, per arrivare "in una manciata di anni" a settantotto. A queste si devono aggiungere le "ospiti" (come l'Università di Malta), le "private" e le "telematiche". Insomma, col "bollino" - dice l'articolo - ora sono novantaquattro.
Quanta cultura in Italia. Nulla da invidiare - facendo le debite proporzioni - all'America, dove le "cose chiamate 'università' - leggiamo sul servizio del Corriere - sono quattromila".
E se l'America è rispettata, nonostante la proliferazione, perché non dovremmo esserlo noi che di Università ancora non ne abbiamo neanche cento? Perché - da più parti è stato risposto - la moltiplicazione degli Atenei in Italia è avvenuta senza aver abolito prima, sul modello americano, il valore legale del titolo di studio. "Errore fatale - denunciano gli studiosi del problema - che toglie risorse, chiedendo una distribuzione a pioggia, di stampo clienterale, alle Università vere".
Il teorema è semplice. Se il titolo di studio ha valore legale, ce l'ha comunque, in qualsiasi Ateniucolo si sia ottenuto.
Dunque ben venga una laurea all'Università di Pescopagano o di Moncrivello, tanto la laurea sempre laurea è, col suo valore assoluto, anzi, legale.
In America no, mica scemi, in America. Lì sei libero di scegliere su quattromila Atenei quello che fa per te, ma se ti laurei ad Harvard ti assumono subito, se ti laurei in un Ateneo sanza infamia e sanza lode - come direbbe Dante - non ti assume nessuno.
Perché lì la laurea vale non in quanto laurea (sempre e comunque, da qualsiasi parte provenga), ma in quanto ottenuta in strutture a prova di qualità.

Il teorema italiano, invece, quello perseguito in questi ultimi anni e che ha fatto moltiplicare gli Atenei che neanche il frattale di Mandelbrot (identica tuttavia la teoria del caos su cui entrambi si basano) è ben diverso, come dice il Corriere: "... tante Università, tanta concorrenza. Tanta concorrenza, tanta selezione. Tanta selezione, tante eccellenze".
Perciò, sotto con l'attivazione dei corsi di laurea più disparati, l'importante è frammentare: 2.444 nell'anno accademico 2000-2001, che alla fine del 2005 diventano 5.400. E si spazia dalle Scienze della Mediazione linguistica dell'Università di Forlì, alle Scienze storiche di Bologna, dall'Ingegneria industriale di Rende alle Scienze e Tecnologie farmaceutiche di Camerino: tutti con un solo studente. Ed è la Capitale, che nel bene e nel male, la fa da padrone: alla "Sapienza" di Roma - scrivono Rizzo e Stella - "... sono stati coriandolizzati la bellezza di 341 corsi diversi: dall'Infermieristica a Bracciano a Logopedia ad Ariccia, dalle Tecniche di Laboratorio biomedico a Pozzilli all'Architettura degli Interni a Pomezia".
Fino al corso di "Composizioni floreali per imparare a realizzare decorazioni di Natale con rametti di pino, candele e bacche colorate", tenuto magari, chissà, da qualche superspecializzato docente di origini giapponesi, ché là, si sa, alle composizioni floreali ci tengono.

Noi ci siamo incuriositi e abbiamo dato un'occhiata all'anagrafe del Mur, mettendo il naso, per "competenza territoriale", sui corsi di laurea delle tre Università siciliane di più lunga tradizione - CataniaMessina e Palermo  - anno accademico di riferimento il 2005-2006.

Prendendo in considerazione i corsi delle lauree triennali (ma sugli allegati troverete anche le specialistiche) con un massimo di venti studenti, abbiamo verificato che all'Università di Catania i corsi di laurea che rientrano in questa casistica di riferimento sono sette: Geofisica applicata alla difesa del territorio (sette iscritti), Economia e Gestione dei sistemi agroalimentari (diciotto iscritti), Logopedia (diciotto iscritti), Ortottica ed Assistenza oftalmologica (tredici iscritti), Tecniche audiometriche (sedici iscritti), Tecniche audioprotesiche (tredici iscritti) e Tecniche di Neurofisiopatologia (tredici iscritti).

Fa peggio Messina, con quattordici corsi di laurea con meno di venti studenti: Teoria e Tecniche della Mediazione Linguistica (quattro iscritti... Messina batte Forlì per 4 a 1), Operatore nelle Istituzioni economiche internazionali e locali (nove iscritti), Chimica (dodici iscritti), Fisica (cinque iscritti), Matematica (diciotto iscritti), Logopedia (venti iscritti), Tecnica della Riabilitazione psichiatrica (sei iscritti), Terapia della Neuro e Psicomotricità dell'Età evolutiva (undici iscritti), Dietistica (dieci iscritti), Igiene dentale (cinque iscritti), Tecniche audiometriche (otto iscritti), Tecniche audioprotesiche (sette iscritti), Tecniche di Neurofisiopatologia (otto iscritti) e Tecniche di Radiologia medica, per Immagini e Radioterapia (otto iscritti).

Palermo sta a metà tra le altre due realtà siciliane: dodici corsi di laurea con meno di venti studenti. E cioè: Sistemi informativi territoriali (undici iscritti), Ingegneria civile, in teledidattica (sedici iscritti), Ingegneria elettronica (quindici iscritti), Ingegneria elettrica, in teledidattica (dodici iscritti), Ingegneria meccanica, in teledidattica (undici iscritti), Ingegneria dell'Industria alimentare (undici iscritti), Conservazione e Valorizzazione della Biodiversità (diciotto iscritti), Tecniche erboristiche (quattro iscritti), Scienze e Tecnologie per l'Ambiente e il Turismo (nove iscritti), Ortottica ed Assistenza oftalmologica (dodici iscritti), Dietistica (venti iscritti) e Igiene dentale (quattordici iscritti).

Palma d'oro ex aequo, dunque, all'Università di Palermo, per Tecniche erboristiche, e all'Università di Messina, per Teoria e Tecniche della Mediazione linguistica, entrambe con soli quattro studenti interessati. Davvero indispensabile l'attivazione dei due corsi, vista l'abbondanza delle iscrizioni.

Insomma, facendo un po' di conti: un condominio, tre scale, dieci famiglie per ogni scala con una media di quattro unità per ciascuna famiglia: fanno centoventi studenti... Altro che, se ci siamo!

Sono aperte le iscrizioni al Pataneo palermitano, l'Università del capoluogo siciliano, nata per volontà della sottoscritta, che non ha niente da invidiare a quelle di Guidonia Montecelio, Pescopagano, Larino e Moncrivello, sedi decentrate dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano... Parola di rettore. .


argomenti correlati:



Torna al sommario..........



Hai un argomento da proporre?  Entra nel forum di Ateneo palermitano e avvia il dibattito con gli altri navigatori
.............................. entra



Oppure scrivi una e-mail
al Direttore
............................. scrivi

© Ateneo palermitano - tutti i diritti riservati