marzo 2008 numero 75

cultura
Pronto? No, non lo sono…
 
Può il telefono guidare, condizionare, determinare le scelte di vita
di una persona?
 

di Francesca Patanè

nella foto: La copertina del libro che riproduce un quadro di Palma Civello

La vasca da bagno fu inventata nel 1850, il telefono nel 1875. Se foste vissuti nel 1850, avreste potuto stare in vasca per 25 anni senza sentir squillare il telefono.
Jacob M. Braude



Alzi la mano chi non l’ha maledetto almeno una volta nella sua vita, ma anche chi non l’ama o chi ne può fare a meno.

Non c’è rapporto più contraddittorio di quello tra l’individuo e il telefono.
Lo sa bene la palermitana Palma Civello, docente di Lettere alle Scuole medie, pittrice, fotografa e scrittrice neofita (ma come trova il tempo per tutte queste cose?), che al telefono ha dedicato, come si dice in gergo, la sua prima fatica letteraria.

Da questa scelta – che non le invidiamo essendo tra quelli che il telefono utilizzano solo perché qualche volta di necessità bisogna pur fare virtù – si snocciolano sei microstorie di disagio quotidiano, tutte ruotanti intorno a un telefono – più cellulare che fisso – principe indiscusso dei racconti, e soprattutto intorno a cinque protagoniste e una comparsa, comparsa si fa per dire, perché è l’unica, delle sei, che si impone per una “sana” cattiveria di cui, tra tanti buonismi, sentimentalismi e sensi di colpa, si sentiva veramente il bisogno (c’è un’altra protagonista, per la verità, che reagisce vendicativa, ma lo fa per amore e pertanto, scusate i nostri limiti “romantici”, ma non ci sentiamo di definirla “cattiva”).

Magda, Susanna (la perfida di cui sopra, protagonista quel maschilista di Cris), Cloe, Ermione, Alba e Ilaria.
E già a cominciare dai nomi abbiamo cominciato a sospettare. Che cosa? Che dietro le sei protagoniste al telefono ci fosse un po’ anche lei, Palma.

Non la conosciamo, l’autrice di questo libricino pubblicato da una casa editrice rigorosamente palermitana.
Ma è facile pensarla non più giovanissima (come i nomi delle sue donne, d’altra parte, tutti un po’ retrò), in un eterno equilibrio (precario o meno, non riusciamo a immaginare) tra privato e pubblico, tra le tende del suo salotto (di cretonne polveroso di joyciana memoria?), i suoi quadri, le sue poesie (già, perché, tra le tante cose che fa, Palma trova pure il tempo di scrivere poesie, come tutto il resto delle donne italiane), e i suoi studenti, le sue lezioni in classe.

E la vediamo muoversi tra i fornelli, insieme a Magda; raccontare le minuzie di una vita all’amica del cuore, come Cloe fa con quell’Angelo sconosciuto, a cui si è forse troppo frettolosamente donata (ma davvero Angelo ha preferito la tonaca alla “dolcissima e unica” Cloe? Speriamo ci ripensi, magari in un prossimo libro); la immaginiamo Ermione, innamorata dell’amore e delle sue sorprese “edulcorate” (se non capite, leggete il libro della Civello); la pensiamo in lacrime con Alba per quel progetto d’amore andato in fumo; la sentiamo determinata nelle sue scelte di vita. Come Ilaria, l’ultima sua donna.

“Volti e svolte al telefono” si legge in una sera (ve lo consigliamo, in sostituzione dell’ennesimo reality-spazzatura della nostra tv nazional-popolare), non ha pretese (nemmeno la sua autrice, crediamo, che sicuramente non si sentirà una scrittrice per avere scritto un libro), ha alcune ingenuità stilistiche e narrative che farebbero arricciare il naso a molti critici del giro (quello scostante dell’ortodossia editoriale), ha delle imperfezioni linguistiche (alcune volute, riteniamo), è lontano anni luce dagli artifizi cui spesso ricorrono gli scrittori veri, ma è sincero, e questo - nell’ipocrisia generalizzata della società in cui per viltà o abitudine ci costringiamo a vivere (perché non riusciamo a decidere, anche noi come Ilaria, di estrarre la sim, spezzarla e lasciarla nel posacenere?) – è importante e ci induce all’indulgenza.

In Palma Civello c’è sicuramente la stoffa, e c’è una tecnica da raffinare, ma il suo libro ha almeno un pregio: ci mette nudi e ci costringe a guardarci (cellulite compresa, quando c’è).





Palma Civello, “Volti e svolte al telefono”, Palermo, La Zisa/racconti 2008, pag. 124

 


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